Il primo allievo di Sergio Perticaroli a Roma, il secondo di Antonio Ballista a Milano, Aurelio e Paolo Pollice faranno partire il concerto da Londra, «of course». Lo «start» è previsto al suono delle «Variazioni per pianoforte» sull’inno nazionale inglese «God Save the King» realizzate nel 1877 da Charles Léon Hess. Naturalmente, chi vorrà potrà scommettere (ma solo idealmente) sull’impresa che i due musicisti compiranno lungo la rotta seguita da Mr. Fogg, talmente convinto di riuscire nel proprio intento da azzardare (e guadagnare) 20mila sterline contro i compagni del Reform Club.
Una volta partiti dalla capitale inglese, i Pollice Bros toccheranno Parigi con «Le foglie morte» di Joseph Kosma, canzone da sempre saccheggiata dai grandi jazzisti (e non solo). E, passando per Torino al suono del «Va’ pensiero», il celebre coro dal «Nabucco» di Verdi, raggiungeranno Suez con la «Fantasia» scritta da Paolo Serrao fondendo i passi più noti dell’«Aida», altro capolavoro di Verdi rappresentato proprio a Suez per l’inaugurazione del canale egiziano nel 1871.
Il passaggio da Calcutta, altra metropoli nella quale fa tappa Mr. Fogg nel romando di Verne, verrà compiuto al suono di «Salut d’amour», canzone del compositore inglese Edward Elgar, che fu anche autore di «The Crown of India». Mentre con la «Danza cinese» dal balletto «Lo schiaccianoci» di Ciaikovskij si farà un salto a Hong Kong, prima di raggiungere Yokohama sulle note di Ravel e la sua «Laideronnette, impératrice des pagodes» (Laideronette, imperatrice delle pagode).
Conclusi gli accenni esotici, i fratelli Pollice navigheranno verso gli Stati Uniti e raggiungeranno San Francisco ai ritmi sincopati di Scott Joplin con «The Entertainer», il suo ragtime più famoso, da suonare (si raccomandava l’autore) «not fast». Dunque, con calma, evitando il classico effetto «oggi le comiche». Dalla West Coast si attraverserà l’America intera per arrivare a New York, la città di George Gershwin, che verrà celebrata con la suadente «The Man I Love». E a quel punto non resterà che imbarcarsi per tornare in Europa, prima a Dublino, con «Duet on a favorite Russian Air» dell’irlandese John Field (morto a Mosca), e infine festeggiare il ritorno a casa, a Londra, con la pirotecnica «Musica per i reali fuochi d’artificio» che Händel scrisse su commissione di Giorgio II di Gran Bretagna durante il suo soggiorno inglese.
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