“Attenzione alle pratiche scorrette incentrate sull’aumento fittizio delle rese”
BARI – “La produzione di olio in Puglia quest’anno non raggiungerà più del 30% di quella dell’anno scorso. E’ importante l’impegno di tutti gli attori della filiera e delle istituzioni per monitorare eventuali pratiche scorrette che potrebbero danneggiare il Made in Italy, perché oltre al danno ci sarebbe anche la beffa sia per i produttori che per i trasformatori olivicoli pugliesi.“
Così il Presidente della FIOQ (Frantoiani Italiani Olio di Qualità) commenta l’annata 2020/2021 che, per molti operatori, è già conclusa.
“E’ necessaria, in questa fase, una analisi seria dei dati che afferiscono a questa campagna – continua Guglielmi- è per questo cha la FIOQ ha iniziato una analisi statistica dei dati sulla produzione dei propri iscritti, una base sociale che è un campione rappresentativo con una una valenza statistica. Da un primo report sommario pare che la produzione si attesti sul 30% di quella dell’anno scorso, con un calo registrato vicino al -70%. Sono cifre che rendono una fotografia chiara. Tuttavia sono dati che stridono con quelli di altre associazioni di categoria che parlano di una produzione vicina al 50% di quella dell’anno scorso e di una crescita di valore della filiera. Come FIOQ, invece, siamo preoccupati per la tenuta economica di molte imprese che, per frangere quantitativi importanti, hanno accettato prezzi di acquisto delle olive che potrebbero non trovare riscontri con le quotazioni di mercato. Siamo nel libero mercato, questo è normale, ed ognuno opera e gestisce la propria azienda consapevole del rischio imprenditoriale che si accolla, ma è bene fare una analisi sistemica sulle dinamiche che interessano tutto il settore e sulle conseguenze che queste dinamiche di tipo più macro-economico potrebbero avere sui singoli frantoiani. Un fenomeno da attenzionare è quello, sicuramente, del cosiddetto olio di carta. Una pratica scorretta che potrebbe innescare effetti perversi anche sul mercato: per questo chiediamo agli organi competenti di attenzionare e controllare gli indici sulle rese, perché questa annata ha prodotto rese, in media, vicine al 15%. E’ chiaro che rese di molto superiori vanno perlomeno verificate con controlli più severi. La filiera olivicola negli anni passati ha già subito pericolosissimi danni di immagine derivanti da attori che con la filiera olivicola non c’entravano nulla, ma che hanno macchiato il brand del Made in Italy. Oggi se la politica sta facendo la propria parte portando avanti i Contratti di Filiera, è vero anche che gli operatori della filiera nella sua accezione più allargata, devono sapere costruire vere filiere integrate che sappiano trasformare la qualità delle materie in prime nella qualità del prodotto finito, con le giuste dinamiche di comunicazione e marketing che possano valorizzare questa qualità certificata. Una qualità che, però, non deve rimanere solo sulla carta, ma deve riversarsi in bottiglia. Una cosa semplice a dirsi, ma difficile a farsi.”
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