Il sindacato Unsic ha compiuto un censimento delle “insegne” regionali nella Capitale
ROMA – C’è il riferimento geografico, come il Salento, Taranto o Trani. O quello storico, come l’Apulia. E poi una lunga serie di friserie, locande, masserie, osterie con il richiamo all’identità regionale. Benvenuti nelle tante insegne della ristorazione pugliese nella Capitale, vere e proprie bandiere del gusto e della cultura regionale.
L’originale “censimento” è stato effettuato dal sindacato datoriale Unsic attraverso l’iniziativa “I territori nel piatto”, lanciata a sostegno delle imprese del settore ristorazione. L’organizzazione sindacale ha voluto valorizzare l’identità e la storia dei tanti ristoranti, offrendo una vetrina gratuita on-line a beneficio degli utenti e degli oltre tremila uffici – soprattutto Caf, Patronati e Caa – dello stesso sindacato sparsi per il territorio. Una trentina i ristoranti con proprietari pugliesi inclusi nell’iniziativa. Ma l’elenco è in costante evoluzione.
Cosa offrono i menù? Immancabili le orecchiette, il simbolo della gastronomia pugliese. Accanto ai cavatelli, al purea di fave e cicoria o al riso con patate e cozze. Poi focaccia, panzerotti, puccia (salentina e tarantina), pita (pane di origine greca), rustico. Vasta la scelta di salumi: il capocollo di Martina Franca, la salsiccia zampina di Sammichele di Bari, la pancetta di Gravina. Tra i formaggi primeggiano il caciocavallo, la burrata di Andria, le scamorze della Capitanata. Per il pesce, il polpo di Polignano e i gamberi di Gallipoli. Tra i dolci: il pasticciotto e la cupeta.
Da dove vengono gli operatori del settore gastronomico? I più dalla provincia di Lecce (come “Il Salento in una stanza in via Mantova al Salario o la pizzicheria “Radici” in via Emanuele Filiberto, a San Giovanni), ma ogni provincia della Puglia ha i suoi rappresentanti. Ad esempio la famiglia Coppola, rimasta legata a Rutigliano, da generazioni offre prodotti tipici della tradizione pugliese nel ristorante “L’Apulia” di via degli Umbri, nel centro storico della Capitale.
Le origini di molti proprietari sono desumibili dalle insegne: “Taranto Mia” a Centocelle, “Menamè” (che in salentino vuol dire “sbrigati”) a Trastevere, “Da Trani” in via Genova.
C’è anche chi ha raddoppiato. Costantino e Alessandro, dopo aver aperto la prima “Friseria” nel centro commerciale La Romanina, hanno dato vita ad un secondo ristorante in viale del Vignola, al Flaminio per riproporre i sapori della nonna. Mentre “L’Uliveto Shop” nei due punti vendita propone tutti prodotti pugliesi.
“La difficile situazione del settore, specie in una città come Roma caratterizzata dal turismo internazionale, ci ha spinto a lanciare l’iniziativa ‘I territori nel piatto’ per valorizzare l’aspetto della cucina regionale dei circa 350 ristoranti censiti – spiega Domenico Mamone, presidente dell’Unsic. “Si tratta di un piccolo strumento di promozione gratuita che potrà essere utile soprattutto nella fase di ripresa. Come ricorda la Fipe, nel 2020 il settore ha perso 38 miliardi complessivi a causa di una chiusura media di 160 giorni, con un saldo negativo tra aperture e chiusure di 9.232 unità. I ristori hanno coperto molto parzialmente gli incassi perduti, più efficace è stato il credito d’imposta del 60 per cento per i canoni di locazione e del 30 per cento per l’affitto ramo di azienda. Ma occorrerà moltiplicare iniziative e sforzi, lavorando soprattutto d’ingegno, per rilanciare tutto il settore turistico“.
Qui l’elenco dei ristoranti con cucina pugliese a Roma: https://unsic.it/news/territori-nel-piatto/