Straziati dal dolore per una morte orribile, i familiari del parà barese e Studio3A, cui si sono affidati, si attendono risposte dall’inchiesta della magistratura
BARI – “Perché quei paracadute non si sono aperti come dovevano?”. Dopo aver dato l’ultimo saluto al proprio caro mercoledì 7 agosto, nella chiesa di Sant’Antonio da Padova, nel quartiere Carbonara, ora chiedono con forza delle risposte ai tanti interrogativi che li tormentano i familiari di Francesco Carone, il quarantacinquenne operaio di Bari deceduto tragicamente domenica 4 agosto 2019, a Lavello, in provincia di Potenza, a causa, appunto, della mancata o comunque non completa apertura dei paracadute (quello principale e di riserva) dopo essersi lanciato da un aereo: una fine orribile. Risposte che anche la Procura della Repubblica di Potenza intende acquisire al più presto. Infatti, il Pubblico Ministero titolare del fascicolo per omicidio colposo, per ora contro ignoti, la dott.ssa Maria Cristina Gargiulo, venerdì 9 agosto, ha affidato l’incarico a un esperto per procedere ad accertamenti urgenti non ripetibili sul paracadute e sul veicolo, posti sotto sequestro.
Per essere assistiti nel procedimento e aiutati a fare chiarezza sui tragici fatti e sulle eventuali responsabilità, i congiunti della vittima, attraverso il consulente personale e responsabile della sede di Bari, Sabino De Benedictis, si sono affidati a Studio 3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini.
Francesco Carone era un paracadutista esperto: era stato parà della Folgore, era munito di regolare brevetto per il lancio con il paracadute ed era tesserato con la sezione di Barletta dell’Associazione Nazionale Paracadutisti d’Italia. Ed è proprio con l’ANPdI che ad aprile si era iscritto ad un corso di aggiornamento e di perfezionamento cosiddetto dei “1.500 metri” tenuto da un istruttore Enac: il lancio fatale di domenica, presso l’avio-superficie “Falcone” di Gaudiano di Lavello, faceva parte dell’addestramento per ottenere questa ulteriore abilitazione.
Dopo essersi lanciato, da una quota di 1.500 metri appunto, dall’aereo che aveva imbarcato lui e un gruppo di amici della sezione di Barletta, tuttavia, qualcosa è andato storto perché il paracadute non si è aperto come doveva: un problema su cui il paracadutista poteva incidere poco o nulla, trattandosi di un paracadute vincolato all’aereo, legato cioè al velivolo da una “fune di vincolo”, un meccanismo a strappo che, lanciandosi a candela, consente (o meglio dovrebbe consentire) l’apertura automatica. Ma i familiari, distrutti dal dolore, non riescono a capacitarsi anche del perché, oltre al paracadute principale, non si sia aperto neanche quello di emergenza che Carone, vistosi in pericolo e considerata la sua esperienza, ha cercato di azionare, come hanno testimoniato gli amici lanciatisi con lui e che hanno assistito impotenti alla tragedia e ai suoi disperati e vani tentativi di aprire il dispositivo di riserva.
La Procura di Potenza, per il tramite della dott.ssa Gargiulo, come da prassi ha aperto un procedimento penale, per adesso contro ignoti data anche la pluralità di soggetti coinvolti nella vicenda (Associazione Paracadutisti, Enac, l’omonima Asd che gestisce l’avio superficie “Falcone” e mette a disposizione i velivoli e l’attrezzatura), di cui andranno chiarite le posizioni e le eventuali responsabilità. Il Sostituto Procuratore ha ordinato l’esame autoptico sulla salma della vittima, effettuato il 5 agosto dal dott. Biagio Soriano, il consulente tecnico medico legale a cui è stato affidato l’incarico. E ora ha disposto anche la perizia sull’equipaggiamento utilizzato da Carone, che non era di sua proprietà ma era stato fornito per l’occasione, e sull’aereo da cui si è lanciato, posti subito sotto sequestro dai carabinieri di Lavello e dai colleghi della compagnia di Venosa, che procedono con le indagini. L’incarico è stato conferito ieri pomeriggio a Gianluca Gaini, istruttore e direttore di scuola di paracadutismo e di lancio, “rappresentante scuole” dell’Associazione Istruttori di Paracadutismo ma anche Presidente della sezione di Firenze dell’Associazione Nazionale Paracadutisti d’Italia e recentemente nominato dal commissario straordinario dell’Aero Club d’Italia esperto tecnico per la disciplina sportiva del Paracadutismo: il consulente tecnico avrà 60 giorni per depositare le sue conclusioni. Studio3A ha messo a disposizione come consulente di parte per la famiglia della vittima l’ing. Pietro Pallotti, di Bari, che parteciperà a tutte le operazioni peritali, già iniziate.
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