“È necessario puntare su tre pilastri importanti: infrastrutture, acqua e innovazioni varietali”
BARI – “Gli investimenti che saranno fatti in Puglia grazie al Recovery Plan sono troppo importanti e strategici per il futuro della regione e del Paese per essere discussi e costruiti solo in chiave politica e senza ascoltare il tessuto imprenditoriale locale“. Questo quanto sostiene Luca Lazzàro, presidente di Confagricoltura Puglia. “In agricoltura è necessario puntare su tre pilastri importanti: infrastrutture, acqua e innovazioni varietali” – prosegue – “Senza una visione di insieme di sviluppo, che comprenda l’agricoltura, potranno arrivare anche miliardi e miliardi di euro ma quelle somme, anche se enormi, non daranno i risultati che può fornire una progettazione che non consideri l’industria, i trasporti, l’agroalimentare dei compartimenti stagni ma, invece, un insieme“.
La Puglia, secondo quanto sostiene la Regione, ha individuato come possibili candidati al finanziamento tramite il Recovery Plan 167 progetti per un valore di 17,9 miliardi. La Regione sostiene anche però che la lista delle opere trasmessa alla Cabina di regia di Palazzo Chigi non è definitiva, ma suscettibile di modifiche e integrazioni anche attraverso il confronto con il partenariato, e in questo si inserisce il contributo che Confagricoltura Puglia vuole dare. “Molti dei temi oggi in agenda – evidenzia Lazzàro – sono stati al centro del contratto che a settembre scorso Confagricoltura Puglia ha stipulato con i candidati alla presidenza della Regione Puglia prima delle elezioni”. Il contratto sottoscritto, nello specifico, si articola in 5 punti che riguardano gli investimenti per il miglioramento e il potenziamento delle infrastrutture idriche, la Xyella, gli investimenti per l’innovazione del mondo rurale, il Piano di sviluppo rurale (Psr), e la Politica agricola comune (Pac).
ll Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) riserva poco spazio all’agricoltura e più in generale a tutto il settore agroalimentare, dunque, per questo serve ottimizzare gli investimenti e non disperderli dove avrebbero ricadute ambientali, imprenditoriali e lavorative ridotte.
I governi dovranno inviare alla Commissione europea i Piani di ripresa e di resilienza entro fine aprile 2021.
Più in generale, l’Italia conterà su 65,456 miliardi di sovvenzioni a fondo perduto: il 70% delle allocazioni delle risorse, cioè 44,724 miliardi, è riferito agli impegni per progetti 2021-2022, il resto, cioè 20,732 miliardi, è riferito agli impegni relativi al 2023. Nel complesso la “quota” italiana è di circa 209 miliardi ripartiti in 81,4 miliardi in sussidi e 127,4 miliardi in prestiti.
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