Presentato oggi al teatro Paisiello di Lecce “PPP Passione, Prigione, Pietà e/o Porca Puttana Pasolini…”, l’evento che andrà in scena dal 17 al 21 ottobre al Carcere di Lecce. In arrivo un Centro teatrale culturale all’interno della struttura penitenziaria
Da lunedì 17 a venerdì 21 ottobre (due repliche per ogni data) lo spettacolo andrà in scena non sul palco del teatro comunale Paisiello, come negli ultimi due anni, ma in una sezione dell’Istituto Penitenziario leccese.
Il laboratorio “Io ci provo” guidato dalla regista Paola Leone giunge a Lecce nel 2011 all’interno della sezione maschile della Casa Circondariale “Borgo San Nicola” di Lecce. La Leone, facendo leva sulle pratiche di valorizzazione del rapporto tra individuo-gruppo, scommette sulla capacità del teatro, come forma artistica e culturale, di generare processi di inclusione sociale e di facilitazione del reinserimento civile e occupazionale dei detenuti.
Un esperimento riuscito, un esempio di buona pratica che lascia una traccia da seguire per costruire il cambiamento – dentro e fuori dal carcere – che permette di vedere la possibilità dell’impossibile. “Io Ci Provo”, è un progetto artistico che rappresenta un atto politico necessario, in termini di legalità, inclusione sociale, e valorizzazione umana e culturale.
A dare la “benedizione” all’evento è stato l’assessore allo Spettacolo, Luigi Coclite: “Per noi il 6 ottobre è una data importante. Quel giorno, infatti, in occasione della visita in città della Delegazione europea incaricata della selezione del vincitore del titolo “Capitale Europea della Cultura per l’anno 2019”, presso il Teatro Comunale “Paisiello” viene organizzato, prima, un incontro e, a seguire, il pranzo ufficiale della Delegazione. Tra gli attori della compagnia, impegnati nelle prove dello spettacolo e i Delegati si crea una speciale alchimia che fa registrare una forte accelerata al progetto non solo in termini di motivazione e attività all’interno del gruppo, ma anche in termini di partecipazione e sostegno del pubblico.
Nel 2015 lo spettacolo realizzato al termine del laboratorio teatrale è inserito tra le attività del progetto “Lecce2015” finanziato con i fondi del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo legati al titolo di “Capitale Italiana della Cultura per l’anno 2015” e programmato al Teatro Comunale “Paisiello” nella giornata del 6 ottobre.
Il Comune ha abbracciato questo progetto e ha avviato un processo di crescita civile più ampio. Stiamo lavorando ad una convenzione allargata a diversi enti e istituzioni per la realizzazione del “Centro teatrale aperto Io ci Provo” all’interno del carcere di Lecce.
Ma sia chiaro, questo non è solo un evento sociale ma di grande valore artistico perché gli attori-detenuti sono molto bravi e la produzione teatrale è straordinaria”.
“La realizzazione del laboratorio teatrale “Io ci Provo” – sottolinea Rita Russo, direttrice della Casa Circondariale Borgo San Nicola di Lecce – rappresenta una grande sfida che il Penitenziario di Lecce ha deciso di raccogliere e nella quale si è impegnata moltissimo a tutti i livelli. Senza la collaborazione di tutto il personale gli straordinari risultati raggiunti dai partecipanti al laboratorio non sarebbero stati possibili. Ed è proprio questo che desidero sottolineare. Aldilà della valenza sociale e civile quest’attività si caratterizza per l’altissimo spessore artistico. Gli attori sono davvero molto bravi. E questo premia tutti i nostri sforzi.
Crediamo molto nel progetto. Lo abbiamo dimostrato. Anche il Comune di Lecce crede molto nel progetto e lo ha dimostrato. Ma questo non basta è necessario anche il sostegno di altri enti e istituzioni. Crediamo nella forte valenza sociale e culturale del progetto, che – non dimentichiamolo – crea opportunità di sbocchi occupazionali per i detenuti anche nelle aree tecniche che ruotano intorno alla produzione teatrale.
“Anche io desidero da subito soffermarmi – afferma Roberto Secci, Comandante della Polizia Penitenziaria di Lecce – sull’aspetto artistico dell’intervento. L’impatto emotivo che gli attori della Compagnia Io ci Provo generano sul pubblico è davvero notevole. Io stesso da un paio d’anni preferisco non vedere le prove per gustare di più la messa in scena finale. La performance sul palco raggiunge sempre l’anima dello spettatore. Credetemi.
Il merito è del team artistico, ma naturalmente il mio plauso va anche a tutto il corpo di polizia penitenziaria in servizio a Lecce senza la cui disponibilità e sostegno non avremmo raccolto gli stessi risultati. Dietro il lavoro di Paola Leone c’è quello dell’intera comunità del Carcere di Lecce“.
“Investire su questo progetto è un vantaggio – afferma Gaetano, uno degli attori/detenuti protagonisti dello spettacolo – perché si offre al detenuto una possibilità. Noi siamo attori in formazione, abbiamo ancora tanta strada da fare ma di certo non ci arrenderemo mai”.
“La nostra è una sfida coraggiosa – sostiene la regista della Compagnia Io Ci provo, Paola Leone – Vogliamo creare all’interno del carcere un “Centro teatrale “aperto” al pubblico; sarebbe il primo nel Sud Italia.
Lo spettacolo
“PPP. Passione Prigione Pietà e/o Porca Puttana Pasolini – conclude Paola Leone – è un omaggio a Pasolini al suo essere uomo tra gli uomini, E’ una via crucis non ordinata, non sequenziale ma che vuole indagare sulla pietà, la prigione, la passione, indaga sui sentimenti, sui passaggi dall’adolescenza all’età adulta, indaga e spia tra l’inconsapevole e il consapevole. La pietà, quella che non si è ottenuta, quella che non si è provata. La passione quella che non ti fa vedere altro da sè, quella che rende invincibili. La prigione, quella di cui siamo vittime senza peccare, quella dove il peccato deve essere espiato. Stanze che raccontano storie che custodiscono immagini, che evocano mondi sconosciuti, ragioni sconosciute, sentimenti conosciuti”.
Gli anni scorsi ho sempre fatto le prove degli spettacoli in luoghi non usuali per il mestiere del teatro ma ho usato il teatro del carcere per lo spettacolo finale.
Quest’anno il lavoro su Pasolini mi ha permesso di capovolgere la situazione, tutte le prove di “PPP” le abbiamo fatte nel teatro del carcere e per la messa in scena ho scelto i luoghi reali della detenzione: le celle.
Non volevo rappresentare Pasolini, ma volevo viverlo dentro di me e poi portarlo fuori, non fare lo spettacolo in teatro era la prima cosa, mi piaceva l’idea di costruire un viaggio, all’interno di una sezione detentiva, in luogo quotidiano della vita degli attori della compagnia, ho immaginato i viaggi che l’autore faceva nelle borgate romane e ho pensato a quanto potessero essere simili al viaggio che compio nel carcere. Il carcere per me è come una periferia Pasoliniana, il suo romanesco sono i nostri dialetti, le nostre lingue, dall’albanese al barese passando per il napoletano, i suoi ragazzi di vita siamo noi, insomma avevamo tutto. Abbiamo così provato a raccontare la realtà dei 13 anni vissuti in luoghi non solo fisici ma anche interiori, luoghi per molte persone sconosciuti, volevamo raccontare quel passaggio delicato che va dall’incoscienza alla coscienza”.
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