Appuntamento per sabato 15 giugno 2019
LECCE – Operare una frattura di femore entro 48 ore può fare davvero la differenza. Soprattutto quando il paziente è una persona anziana e, proprio per questo, rappresenta una sfida ancor più cruciale per la capacità di risposta delle organizzazioni sanitarie. Su questo tema di fondamentale importanza, il prossimo sabato 15 giugno 2019 è in programma nel Polo Didattico della ASL Lecce un convegno intitolato “La Frattura di femore nell’anziano: come migliorare l’outcome” (Via Miglietta 5, ore 8,30-16), organizzato dalla SIAARTI – Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva.
L’evento formativo, di cui sono responsabili scientifici Astrid Ursula Behr e Giuseppe Pulito (direttore Anestesia e Rianimazione del “Vito Fazzi” di Lecce), mira a centrare diversi obiettivi legati all’epidemiologia, alla prevenzione e promozione della salute, ma anche all’acquisizione di nozioni tecnico-professionali che interessano da vicino la figura professionale del medico chirurgo con specializzazione in Anestesia e Rianimazione, così come gli specialisti in Geriatria, Medicina fisica e Riabilitazione, Ortopedia e Traumatologia.
Nelle tre sessioni in programma saranno sviscerati molteplici aspetti: la dimensione del problema, la comorbidità e la gestione farmacologica della frattura di femore; la gestione anestesiologica, con un focus sulla gestione del dolore da frattura nel periodo perioperatorio, si cui si soffermerà il dr. Pulito, tra gli artefici della Rete della Terapia del Dolore nella ASL Lecce. Di stretta attualità, poi, il capitolo connesso alla gestione multidisciplinare dell’anziano fratturato, che chiama in causa professionalità ospedaliere e territoriali, con la declinazione di un nuovo modello organizzativo.
In questa ultima sessione si inserisce anche l’interessante parallelo tra l’esperienza della gestione della fratture di femore nel Regno Unito, di cui parlerà il dr. David Marsh, e quella dell’Ospedale “Vito Fazzi” di Lecce, che sarà illustrata dal dr. Giuseppe Rollo (direttore dell’Unità operativa di Ortopedia e Traumatologia). Proprio il nosocomio leccese vanta una percentuale d’interventi chirurgici per frattura di femore eseguiti entro le 48 ore stabilmente attestata oltre il 72 per cento, con una performance quasi raddoppiata rispetto al 2014 (37,89) e sensibilmente superiore alla media italiana (64,74% – fonte Programma Nazionale Esiti 2018).
“Considerata la rilevante incidenza della frattura di femore nei pazienti geriatrici – è la riflessione degli organizzatori – ne consegue un’elevata richiesta di assistenza sanitaria in pazienti fragili. In questi malati la frattura di femore può alterare in maniera significativa l’autonomia del paziente, favorire lo sviluppo di complicanze e compromettere l’aspettativa e qualità di vita. Il conseguente impatto economico e sociale assume dimensioni considerevoli e potenzialmente ancor più rilevanti in un prossimo futuro in ragione del progressivo invecchiamento della popolazione“. In questo scenario complesso, l’anestesista “ha un ruolo centrale nella gestione del paziente anziano con frattura di femore, essendo parte attiva non solo nel periodo intra-operatorio, ma anche nella fase di preparazione del paziente e nella gestione del dolore post-operatorio; fasi tutte determinanti per consentire la migliore ripresa funzionale e ridurre le complicanze“.
“Per tale ragione – sottolineano gli organizzatori – il convegno “Frattura di femore nell’anziano: come ottimizzare la gestione” è stato identificato come evento cruciale di formazione del gruppo di studio Anestesia in Ortopedia della SIAARTI. Obiettivo principale è ottimizzare la gestione del paziente anziano fratturato di femore alla luce delle più attuali evidenze della letteratura scientifica in campo anestesiologico. Il periodo perioperatorio rappresenta infatti uno stress notevole per il paziente fragile ed in tale contesto un’opportuna condotta anestesiologica può proteggere il malato dallo sviluppo di complicanze, può favorire il recupero funzionale e può contribuire a preservare l’autonomia della persona. Tuttavia, considerata la complessità di gestione di questi malati, si è promossa la partecipazione dei diversi professionisti coinvolti per favorire una visione d’insieme“.
L’approccio vincente, insomma, dovrebbe prevedere una collaborazione multidisciplinare per garantire ai pazienti il massimo delle specifiche competenze specialistiche. “In tale contesto, considerata la fragilità dei pazienti – concludono gli organizzatori del convegno – l’attenzione ad ogni fattore modificabile può, se adeguatamente gestita, migliorare l’outcome. La presenza di relatori di diverse discipline ambisce anche a favorire l’affiatamento e la collaborazione tra i professionisti per ottimizzare il lavoro di squadra a vantaggio dei pazienti e di una migliore consapevolezza dei reciproci ruoli“.
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