La storia di Lecce approda al Premio con i testi di Giovanni Epifani e la musica di Leone Marco Bartolo e Pasquale Giuseppe Quaranta
Il brano si potrà votare fino a tre volte al giorno dal 17 al 23 luglio, direttamente sul sito del Premio Mia Martini cliccando nel riquadro in cui compare la foto di Lucia Minutello.
È un brano a Km 0, dichiara l’autore Epifani: «un labirinto di parole, dove è facile ritrovare se stessi e perdersi tra le contraddizioni del tempo e della vita, proprio come nelle Giravolte, luogo un tempo di perdizione, redento da una benedizione. La storia è quella di Mara, la Mara di Lecce personaggio controverso, capace di trasformare in carati d’oro, semplici semi di carruba. Una volta passato a miglior vita, la soglia della sua casa è stata oltrepassata dal cardinale Bertone per inaugurare un centro di accoglienza. Il punto d’incontro, l’appuntamento con la storia di questa città, che passa attraverso questi vicoli e attraverso queste storie sempre attuali. Le Giravolte così come il campanile non hanno bisogno dell’orologio per essere puntuali ad ogni viaggio.»
E di un viaggio si tratta, tra balconi corrosi e antichi mestieri peccaminosi. Lucia Minutello porta nella terra di Mimì, in occasione di questo prestigioso premio a lei dedicato, l’inedito singolo estrapolato dal suo nuovo lavoro artistico, un sipario aperto nel cuore della città dove, dichiara l’interprete: «risuonano voci, odori e colori di un tempo e luogo surreali ma eccezionalmente vicini al vivere quotidiano di sempre e di ogni dove. Un viaggio personale e collettivo in cui le ambiguità dell’essere tratteggiano il quadro della storia, la paradossale e creativa simbiosi tra sacro e profano».
Testo della canzone
Venite belli venite venite
le Giravolte non sono finite
in questo fuoco d’amore attinto
dalla spirale del labirinto
L’amore dura meno di un lampo
riflesso sullo specchio di un tempo
Il campanile senza l’orologio
l’unico puntuale ad ogni viaggio
Venite belli venite venite
le Giravolte non sono finite
la vita di Mara dolce amara
squillo di trombe di una fanfara
In questo luogo di perdizione
redento da una benedizione
Due grandi alberi si attorcigliano
come gli amanti si aggrovigliano
con le caviglie gonfie sui tacchi
Mara regina di tutti gli scacchi
Venite belli venite venite
le Giravolte non sono finite
La vita di Mara dolce amara
squillo di trombe di una fanfara
la vita di Mara la dolce vita
suona le note con tutte le dita
Il merlo mangia i semi che ruba
intaglia carati dalla carruba
tra i balconi dal tempo corrosi
antichi mestieri peccaminosi
mettendo a nudo l’ipocrisia
ogni forma d’arte crea poesia.
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