Da un’ispezione di rifiuti al sequestro di un antico Palazzo del centro storico
Il là all’indagine è arrivato,inatteso,nella prima mattinata quando gli agenti del servizio di Polizia Ambientale – nucleo DEC – impegnati in una serie di controlli del centro storico, finalizzati al contrasto del fenomeno degli abbandoni di rifiuti, si sono imbattuti in dei sacchi contenenti materiale inerte, tipico materiale di risulta di lavorazioni edili. In seguito ad una rapida perlustrazione dell’area adiacente gli agenti hanno rintracciato un edificio sulla cui facciata era esposto un cartello indicante la comunicazione della realizzazione di opere di edilizia libera.
Il successivo sopralluogo ha rivelato invece che all’interno del palazzo, una dimora storica di pregio, sito in via Dei Perroni, era allestito un vero e proprio cantiere con tanto di betoniera, impalcature, ponti in legno, seghe elettriche, martello demolitore, flessibile, cioè tutto l’occorrentenecessario a realizzare opere edili, a cui erano chiaramente riconducibilii rifiuti ispezionati e che risultavano prive di qualsiasi titolo autorizzativo.
A quel punto gli agenti hanno richiesto l’intervento del Nucleo di Polizia Edilizia,che, con l’ausilio del personale tecnico del Nucleo di Vigilanza Edilizia del Comune di Lecce e alla presenza di un funzionario della Soprintendenza ai Beni Archeologici e Culturali,ha preso atto degli interventi edili in corso d’opera.
Il verbale di sequestro preventivo,ai sensi del codice penale, riporta puntualmente che, al piano terra, erano stati eseguiti lavori di sbancamento in tutti gli ambienti fino ad una profondità di circa un metro, con la conseguente realizzazione, alla base di tutte le murature, di travi in cemento armato e di altri interventi di consolidamento statico, nell’atrio d’ingresso la copertura a botte di un vano interrato era parzialmente crollata e al primo piano erano stati demoliti alcuni setti murari, il cui abbattimento aveva portato alla luce un altare in muratura con epitaffi su cui era trascritta la data del 1824.
I sigilli sono statiapposti su disposizione del PM di turno D.ssa Roberta Licci al fine di impedire che la libera disponibilità dell’immobile potesse aggravare o protrarre le conseguenze del reato.
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