Antonella Migliorati, laureata in Farmacia e Scienze Biologiche, specializzata in Scienze dell’Alimentazione, dottore di ricerca in Biologia e Fisiopatologia cellulare, è autrice di varie pubblicazioni tra favole, romanzi, saggi storici e scientifici. Vive e lavora a Cerignola.
Il libro, dedicato “A tutti i devoti della Madonna di Ripalta”, raccoglie minuziosamente, come scrive il vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano monsignor Fabio Ciollaro nella prefazione, “tutto ciò che concerne la storia, le tradizioni e la devozione verso la sacra icona della Beata Vergine di Ripalta”. La storia, con le date e con i documenti. Le tradizioni, fiorite intorno al culto dell’Icona e tramandate nei secoli. La devozione, cioè il rapporto di preghiera, di affetto e pietà popolare che arricchisce di sentimento la vita spirituale e l’amore per la Vergine Maria.
La Madonna di Ripalta è un’opera bizantina del XIII secolo, una tempera su legno nella quale è raffigurata la Madonna col Bambino. Il suo ritrovamento e le successive vicende sono al centro di un’antica leggenda. Si narra che il quadro fu trovato da una banda di malfattori nella vicina boscaglia sulla ripa alta del fiume Ofanto. In un primo momento, quello che sembrava un tavolaccio fu utilizzato per tagliare del lardo. Il capo della banda sbagliò il taglio e l’ascia si conficcò nella tavola, da cui sgorgò del sangue. Impauriti, girando la tavola, i malfattori videro dipinta l’immagine della Vergine con il volto sfregiato e con Gesù bambino in grembo.
Le città più vicine, Cerignola e Canosa, si contesero a lungo la proprietà del dipinto. Alla fine si pensò di metterlo su un carro e di lasciare che fossero i buoi che lo trascinavano a decidere dove condurlo. I buoi si diressero verso Cerignola. La popolazione decise di non restaurare mai la cicatrice sul volto della Madonna, come monito della violenza e della sopraffazione. Nel luogo in cui fu rinvenuta l’icona, fu eretta una cappella e si ebbero primi pellegrinaggi. L’opera ha cambiato totalmente il luogo che l’ha accolta, le persone che sono entrate in contatto con lei e le abitudini del popolo cerignolano.
La Madonna di Ripalta, infatti, è il motivo aggregante dei tanti cerignolani sparsi nel mondo. Le Associazioni di cerignolani a Roma, Torino (Associazione La Cicogna), Milano (Associazione Ofanto), Genova e all’estero (New York e Australia) sono dedicate alla Madonna di Ripalta. Per la festa patronale (8 settembre), molti emigranti tornano in paese e ripartono con l’animo sollevato e pieno di nostalgia, espressione del legame con le proprie radici. Una copia dell’icona della Madonna di Ripalta si trova a Manhattan, New York, nella Church of the Most Precious Blood, punto di riferimento spirituale per i figli e i nipoti di quei cerignolani emigrati nei primi del Novecento, i quali si sono tramandati il culto dell’icona di generazione in generazione. E che, come testimonianza della loro devozione, inviavano offerte in denaro alla Deputazione delle feste patronali di Cerignola per la migliore riuscita della festa annuale.
L’autrice ripercorre in venti capitoli la storia e la leggenda del ritrovamento, la costruzione della Cappella rurale divenuta poi Santuario Diocesano, i primi pellegrinaggi, l’opera dei parroci e rettori che si sono avvicendati, i restauri, la festa patronale, le testimonianze di fede, la devozione dei cerignolani sparsi in Italia e all’estero; il patrimonio di novene, preghiere e canti tradizionali; gli eventi straordinari; il Pio Sodalizio dei Portantini di Maria SS. di Ripalta; l’icona nel periodo della Pandemia, fino alla visita al Santuario.
Il volume è redatto con grande cura scientifica e dovizia di particolari e possiede la leggibilità di un’opera di narrativa. A corredo del testo, documenti d’archivio, testimonianze e immagini fotografiche.
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