Nel 2020 il settore in Italia perderà quasi 30 miliardi di euro, un -12% rispetto all’anno precedente. “La Regione spieghi la strategia confusa che ha portato a relegare la Puglia in zona arancione”
BARI – “Gli scenari rossi e arancioni del nuovo Dpcm in 6 regioni sono un drammatico colpo per tutto il settore agroalimentare“, per Confagricoltura Puglia le nuove disposizioni sanitarie per fronteggiare il covid 19 stanno mettendo in ginocchio l’economia della regione.
“La chiusura totale di bar, pub e ristoranti nelle zone rosse e arancioni – spiega il presidente di Confagricoltura Puglia Luca Lazzàro – ricadrà non solo sugli esercenti ma anche sulle aziende dell’agroalimentare pugliese che riforniscono tutto il territorio nazionale. Penso al calo di richiesta di vino, olio, insaccati, pasta, prodotti da forno, prodotti caseari e prodotti freschi dell’agricoltura“. “Si tratta di un danno enorme – dice – sia per gli imprenditori e sia per i lavoratori, che si unisce a quello subito dall’agriturismo e dal florovivaismo pugliese, e i cui effetti subiremo per anni“. “Ecco perché, insieme alla risposta sanitaria, serve una strategia economica in risposta all’emergenza coronavirus. Diversamente in Puglia, come in tutto il Paese, rischieremo di non avere le forze per riprenderci. In primis, però, il presidente della Regione e l’assessore alla Sanità dovranno spiegare la strategia confusa che ha portato a relegare la Puglia in zona arancione“.
Ismea ha quantificato il danno economico subito da tutto l’indotto legato alla ristorazione, indotto già provato duramente dal lockdown totale della primavera scorsa e solo in parziale ripresa nei mesi estivi.
Per il 2020 l’Ismea stima un arretramento della spesa per consumi alimentari fuori casa del -48% rispetto al 2019, per una perdita complessiva di quasi 41 miliardi di euro. Parallelamente, come accaduto durante il lockdown nei mesi passati si prevede una nuova accelerazione degli acquisti presso la distribuzione, moderna e tradizionale che, sempre per il 2020, potrebbe portare a un incremento della spesa domestica pari al +7%, per un valore corrispondente di circa 11,5 miliardi di euro. Il bilancio della spesa finale complessiva per prodotti agroalimentari sarà quindi di quasi 30 miliardi di euro in meno (-12%).