Gli indagati devono rispondere, a vario titolo, di danneggiamento di edificio a uso pubblico, detenzione e porto in luogo pubblico di arma comune da sparo, con l’aggravante del metodo mafioso, nonché di tentata estorsione e favoreggiamento. L’inchiesta, coordinata dalla Dda di Bari, è partita dopo la sparatoria nella zona industriale di Acquaviva: in quella occasione due persone, non identificate, a bordo di un potente scooter indossando caschi integrali, esplosero i 15 colpi come atto di “minaccia mafiosa e finalità palesemente intimidatorie”, dicono gli inquirenti, pur non avendo ancora ricostruito il movente.
I proiettili colpirono tre auto parcheggiate nel piazzale della società. Il giorno dopo l’evento fu ritrovata la moto utilizzata dai due malviventi, completamente bruciata e abbandonata nelle campagne di Gioia del Colle. Grazie alle immagini di vari impianti di videosorveglianza e alle intercettazioni telefoniche sono stati poi identificati alcuni dei responsabili dell’agguato. E’ stato anche registrato il tentativo, da parte di uno dei tre arrestati, di estorcere 10mila euro a uno dei soggetti coinvolti nell’azione delittuosa quale prezzo del suo silenzio.
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