Trevisi (M5S): “Tenere conto del “fattore di pressione” per non penalizzare aree già inquinate”
MODUGNO (BA) – E’ sempre più concreto il rischio di avere un nuovo inceneritore nella zona industriale di Bari, alle porte di Modugno. Sono state infatti rilasciate le autorizzazioni necessarie alla costruzione del nuovo impianto da parte di Newo, società con sede a Foggia, che ha ottenuto dagli uffici regionali la Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) alla costruzione di un impianto di ossido-combustione che si occuperà di bruciare i rifiuti provenienti dall’impianto di bio-stabilizzazione di AMIU Puglia. Nello specifico il progetto, che ha ottenuto l’approvazione della Regione Puglia, prevede che siano due i tipi di rifiuti che verranno smaltiti da questo nuovo impianto per essere poi rimescolati e bruciati.
Sulla questione interviene il consigliere regionale del M5S Antonio Trevisi componente della Commissione Ambiente: “Modugno è stata inserita tra le 11 città più a rischio per inquinamento nella regione Puglia e in estate l’aria diventa irrespirabile a causa delle emissioni odorigene prodotte dagli impianti già esistenti. L’impianto, anche se sperimentale, sarebbe collocato in un’area densamente urbanizzata e già molto critica dal punto di vista ambientale e di conseguenza, questo impianto andrebbe ad aggiungere inquinamento ad inquinamento. Proprio per salvaguardare aree che, come questa, già pagano un costo ambientale elevato, la scorsa settimana ho protocollato una mozione urgente sul “fattore di pressione” che è fondamentale introdurre anche in Puglia: oltre a tutelare i territori, garantirebbe la disponibilità di una adeguata estensione delle aree idonee per la localizzazione di impianti per lo smaltimento dei rifiuti, anche nel rispetto dei criteri localizzativi già previsti. La regione deve fare il suo dovere individuando nella propria pianificazione i luoghi a minor impatto ambientale e più distanti dai centri urbani. Non si può continuare a lasciar decidere ai privati quanti impianti servono e dove vanno localizzati anche perché, come nel caso di Modugno, l’effetto cumulativo di tutti gli impianti – conclude – rischia di generare situazioni assolutamente intollerabili e pericolose per la popolazione.”
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