Al Teatro Niccolò van Westerhout, nell’ambito di Agìmus 2023, domani saranno in scena il soprano Sara Allegretta, il baritono Carlo Provenzano il pianista Dario Novielli e la narratrice Antonella Ruggiero
MOLA DI BARI – È dedicato alla vita inimitabile di Gabriele D’Annunzio lo spettacolo «Le Muse» in programma per l’Agìmus di Mola di Bari, domenica 26 marzo (ore 19.30) al Teatro van Westerhout. Su testo di Enza Petrignani, il progetto è stato ideato dal soprano Sara Allegretta, che sarà in scena col baritono Carlo Provenzano e il pianista Dario Novielli in un florilegio di musiche da camera accompagnate dal racconto della narratrice Antonella Ruggiero. Non si tratta, infatti, di un semplice recital, ma di una produzione teatrale e musicale ricca di pathos nella quale ciascuno dei sette amori del Vate viene rappresentato attraverso il canto e la recitazione.
Si ascolteranno, tra i tanti, i versi de «La pioggia nel pineto» che diedero immortalità ad Eleonora Duse, come le «Quattro canzoni d’Amaranta» sgorgate dalla passione di D’Annunzio per la nobildonna Giuseppina Giorgi Mancini, detta «Giusini» o, per l’appunto, «Amaranta». Ma a ciascuna delle sue Muse D’Annunzio dedicò liriche da camera su musiche di Francesco Paolo Tosti, che vengono qui riproposte per un viaggio musicale non solo temporale, ma anche emozionale e sonoro, attraverso il quale si rivivranno le suggestioni di un’epoca di fine secolo. È, infatti, nel 1880 che il giovanissimo D’Annunzio, allora appena diciassettenne, per la prima volta incontra in casa del pittore Michetti il già famoso Francesco Paolo Tosti, che con le sue romanze raggiungerà in vita un’enorme fama, non solo nei salotti europei, ma anche nei borghi italiani dove le principali melodie del compositore, grazie alla loro immediatezza e, in alcuni casi, all’ispirazione popolare o persino agreste, si diffonderanno con grande facilità.
Pochi mesi dopo nasce «Visione!», composizione che sancisce l’inizio della collaborazione tra i due artisti, entrambi abruzzesi, che rimarranno legati da profonda amicizia fino alla morte di Tosti, avvenuta nel 1916. Un lungo sodalizio rinforzato non solo dalle comuni origini, ma anche dal legame viscerale di entrambi con la natura di quei luoghi e dalla passione del cantare l’eterno femminino. Alle sue Muse D’Annunzio donerà vita immortale assegnando svariati nomi d’arte, Barbara, Nike, Giusini, Amaranta, Titti, e disvelerà l’innamoramento, la passione accecante e il distacco attraverso le romanze di Tosti, chiamate a riflettere la stessa parabola amorosa del grande poeta, attraverso un’arte congiunta nella quale si sublimano amore e morte, sacro e profano, luce e tenebra.
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