MOLA DI BARI – È dedicato ad Antonio Canova il nuovo spettacolo degli «illusionisti della danza», come si fanno chiamare i performer della Compagnia RBR, che a distanza di un anno dallo spettacolo «Boomerang» tornano a impreziosire le programmazioni dell’Agìmus di Mola di Bari con «Canova svelato», magnifica produzione ispirata alle opere del più grande scultore del neoclassicismo, in programma sabato 18 febbraio al Teatro van Westerhout con doppio sipario, alle ore 18 e alle 21.
Un altro capitolo nella produzione della compagnia fondata da Cristiano Fagioli e Cristina Ledri nel 1999, dopo un’intensa esperienza di formazione e perfezionamento a New York, prima ancora che a Parigi. La RBR prende, infatti, il nome dalle linee metropolitane di New York che conducevano da Brooklyn (dove i due artisti risiedevano) a Manhattan, per un omaggio ai luoghi leggendari della danza contemporanea.
Da anni impegnata in progetti artistici volti alla sensibilizzazione per il rispetto dell’ambiente (ed è proprio il caso di «Boomerang» proposto nella passata stagione), la RBR si manifesta adesso con questo «Canova svelato», produzione attraverso la quale gli spettatori assisteranno a una vera e propria traslazione delle opere del maestro di Possagno, del quale lo scorso anno ricorreva il bicentenario della scomparsa, occasione colta al volo dalla compagnia veronese per quest’inedito tributo.
Le opere di Canova vengono reinterpretate per prendere forma nel mondo contemporaneo. Il grande scultore diventa, dunque, la «guida» di un viaggio scenico, il lume che indica il passaggio, la voce di profezie in un’esperienza danzante visionaria che abbatte i muri delle convenzioni, azione per la quale è necessario saper guardare oltre. Perché anche le sculture, i maestri del passato, l’arte in generale, possono indicare la strada della cura per guarire il nostro mondo. E solo un teatro intriso di evocative illusioni può essere il luogo di partenza per questa magica esperienza nell’universo di Canova, uno degli interpreti più originali delle teorizzazioni di Johann Joachim Winckelmann, lontano dall’algida freddezza dei neoclassici nordici attraverso la perfetta applicazione dell’ideale di «nobile semplicità e quieta grandezza» profetizzata dallo storico e archeologo tedesco.
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