Nell’ambito del progetto 3D-IMP-ACT, realizzato all’interno del programma Interreg IPA CBC Italy-Albania-Montenegro, venerdì 19 maggio a partire dalle 9.30 nel Museo Archeologico Nazionale “G. Andreassi” di Egnazia, un ricco programma sintetizzerà gli esiti del percorso di realizzazione dell’opera “Il gioco del tempo” della designer romana Emilia Serra, con una giornata di studi e l’apertura al pubblico dell’allestimento.
Il programma di capitalizzazione della Direzione Regionale Musei Puglia mira a valorizzare un metodo di lavoro che inserisce nelle collezioni museali allestimenti innovativi affidati ad artisti e designer contemporanei, realizzati a seguito di percorsi di residenza e collaborazioni interdisciplinari.
Il progetto elaborato con 3D-IMP-ACT nel Museo Archeologico di Egnazia ha coinvolto la designer che, all’interno di un nuovo spazio del Museo dedicato all’arte contemporanea, ha realizzato un’opera materica e interattiva.
Un’équipe composta dall’artista, dall’archeologa Sandra Sivilli, dai modellatori 3D del Politecnico di Bari e dall’artista della ceramica Cosimo Vestita, tra i più stimati e riconosciuti a livello nazionale, ha realizzato l’opera in un anno di lavoro, attraverso incontrie visite al museo coinvolgendo archeologi, restauratori e tecnici, sotto la supervisione scientifica dei funzionari della Direzione Regionale Musei, Angela Ciancio e Fabio Galeandro.
Il risultato di questo percorso è un luogo dove l’archeologia viene reinterpretata in un gioco dedicatoalla materia e al tempo: una stanza espositiva diversadal resto dello spazio museale. Un altro museo definito: Il gioco del tempo, in cuiconsiderare i reperti e le collezioni inun modo creativo, senza tradire i contenuti e la forza delle storie raccontate nel Museo di Egnazia.
Un gioco che tocca tutte le età rivolto ai bambinie agli adulti,un’occasione per dialogare con il passato cogliendone anche i più piccoli dettagli.
Con quest’opera il Museo Archeologico di Egnazia si propone quale luogo di sperimentazione per l’esposizione di opere contemporanee fondate su contenuti e materiali archeologici per innovare la fruizione e la relazione in presenza e a distanza con visitatori, comunità e studenti.
Attorno all’inaugurazione dello spazio “Il gioco del tempo”, in programma alle ore 11.30, prenderà corpo il fitto programma della giornata di studi che si aprirà alle 9,30 e continuerà fino alle 17 concentrandosi su tre momenti fondamentali:
– Un laboratorio dedicato a professionisti e ricercatori in cui si potrannosperimentare l’approccio creativo e collaborativo alla base de “Il gioco del tempo” (ore 9,30-11,30).
– Un dialogo con due esperti,il professor Fabio Fatiguso del Politecnico di Bari e il designer Jorge Lopes dell’Università Cattolica di Rio de Janeiro sulle opportunità che un archivio 3D offre per laricostruzione e la reinterpretazione di reperti e resti archeologici ormai perduti (ore 12,30 – 13,30).
– Un tavolo di lavoro aperto a professionisti, ricercatori, imprese culturali e spettatori interessatialle possibili evoluzioni della ricerca digitale, in funzione sia della ricostruzione immateriale chedella restituzione materica del modo digitale (ore 14.30 – 17.00).
Il progetto “3D-IMP-ACT – Virtual reality and 3D experiences to IMProveterritorialAttractiveness, Cultural heritage smart management and Touristicdevelopment”, ha visto come capofila il Politecnico di Bari, e come partners la Direzione Regionale Musei Puglia,l’Istituto dei Monumenti culturali “GaniStrazimiri”,il Politecnico di Tirana per l’Albania, l’Università Crne Gore di Podgorica del Montenegro.Obiettivo principale del progetto è stato quello di sperimentare modalità di valorizzazione dei beni culturali e museali a partire dalle tecniche digitali, per sviluppare forme di valorizzazione basate su tecnologie digitali 3D e di realtà virtuale.
IL GIOCO DEL TEMPO
Di Emilia Serra
Il progetto è stato realizzato all’interno del Museo Nazionale Archeologico di Egnazia dove il racconto del sito di Egnazia e del suo territorio, dall’età del Bronzo al Medioevo, è proposto attraverso un suggestivo percorso di valorizzazione recentemente rinnovato (2022).
Emila Serra, architetto e designer, è affascinata dall’archeologia, dalle forme e dai processi della ricerca archeologica.Il suo lavoro nasce da una contaminazione tra tecnologie digitali e produzioni artigianaliprevalentemente in ceramica.
Il progetto per il Museo archeologico di Egnazia è stato realizzato in un anno di lavoro partendo dallo studio del sito e dei reperti conservati all’interno del museo, ha coinvolto archeologi, ingegneri restauratori e artigiani. Il processo creativo si è sviluppato in costante dialogo con gli specialisti, attraversando linguaggi tecnici e artistici, confrontandosi sul senso e il valore dei reperti archeologici, sui metodi di conservazione dei reperti, sulle fasi e sul fascino della ricerca archeologica e sui modi di rappresentarla.
L’opera, interattiva, da un lato mette in evidenza la complessità e il fascino della storia e della ricerca archeologica, dall’altro offre una visione simbolica e poetica che trasforma la fruizione del pubblico in un’esperienza attiva e creativa.
Il percorso è stato sviluppato in diverse fasi.
Sono stati selezionati alcuni dei reperti esposti, tra i più rappresentativi ed evocativi del museo (le statuine femminili e le melagrane di età ellenistica, la testa di Attis di età romana) che, grazie all’aiuto degli ingegneri del Politecnico di Bari coinvolti nel progetto, è stato possibile scansionare, digitalizzare e successivamente stampare in 3D in materiali plastici (PLA).
Sono stati successivamente selezionati frammenti archeologici decorati, senza contesto di rinvenimento, conservati nei depositi del museo, che Serra ha potuto “toccare” e “manipolare” per realizzare composizioni (totalmente reversibili secondo la normativa del restauro)che offrono nuove possibilità di visione e interpretazione. La passione per i frammenti e per la ceramica ha condotto l’artista a dialogare con un artigiano della ceramica, Cosimo Vestita di Grottaglie. Nella Bottega Vestita, una “ricerca archeologica” l’ha portata a recuperare frammenti del XX secolo e a disegnare oggetti ispirati al materiale conservato nel museo che sono stati realizzati dall’artigiano per diventare oggetti di design.
Il risultato del lavoro è stato l’allestimento di una piccola sala che propone una sintesi di visita, metaforica e interattiva. Il Gioco del Tempo invita specialistici e visitatori a guardare i reperti archeologici in modo poetico, suggerendo che le interpretazioni possono dipendere da chi le guarda.
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