Pavel Berman in concerto nella cattedrale di Santa Maria Assunta a Molfetta

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Sabato 26 ottobre,  per Kaleidos ’24 della Fondazione Valente,  si esibirà Pavel Berman, grande musicista russo, con l’Orchestra Oles diretta da Dorian Keilhack

MOLFETTA – Tra gli eredi della grande tradizione violinistica russa, il moscovita Pavel Berman sarà il protagonista, sabato 26 ottobre (ore 21), a Molfetta, nella cattedrale di Santa Maria Assunta, di uno degli appuntamenti più attesi della stagione Kaleidos ’24 diretta da Pietro Laera. Classe 1970, figlio di un altro mostro sacro del concertismo mondiale, il pianista Lazar Berman, Pavel Berman ha suonato in molti templi della musica colta, dalla Carnegie Hall di New York al Teatro alla Scala di Milano.

Ed ha incontrato alcune delle formazioni più prestigiose al mondo, tra cui la Staatskapelle di Dresda, la Dallas Symphony, la Royal Philharmonic di Liverpool e la Berliner Symphoniker. In Puglia l’attende un ulteriore rendez-vous, con l’Orchestra Sinfonica Oles di Lecce e del Salento diretta dal tedesco Dorian Keilhack, con la quale suonerà il celebre Concerto per violino op. 46 di Jean Sibelius nell’accoppiata classica con la prima e la seconda suite dalle musiche di scena del «Peer Gynt» di Edvard Grieg.

Virtuoso del violino con una «forza espressiva enormemente densa», Berman è passato dall’essere un enfant prodige, con la vittoria a soli diciassette anni della Medaglia d’Argento al Concorso Paganini di Genova, al trionfo tre anni dopo al Concorso internazionale di violino a Indianapolis, diventato per lui il definito trampolino di lancio nel cielo empireo del concertismo internazionale.

Non a caso gli hanno affidato due Stradivari, il «Maréchal Berthier» del 1716 appartenuto a Napoleone Bonaparte e il «Conte de Fontana» che ha avuto tra i suoi proprietari più illustri il grande David Oistrakh, ritenuto tra i più lucidi interpreti del Concerto per violino op. 47 di Sibelius con il quale Berman si cimenta in questo appuntamento della stagione Kaleidos ’24.

Parliamo di una pagina fortemente caratterizzate da elementi di natura popolare. D’altronde, la produzione musicale del finlandese Jan Sibelius rientra nell’ambito delle scuole nazionali e molti elementi del suo stile di scrittura derivano dal patrimonio popolare del proprio Paese, senza che la musica trascenda nel folcloristico. Infatti, il linguaggio di Sibelius, pur esprimendo profonde suggestioni nordiche, risulta sempre il frutto di una personale elaborazione del patrimonio musicale tradizionale.

Nel senso che la Finlandia emerge dalle composizioni di Sibelius in termini di atmosfera, attraverso l’elaborazione di una musica sostanzialmente asciutta e introversa. Tratti che, con una chiara impostazione classicheggiante, si manifestano appieno in questo Concerto per violino e orchestra composto nel 1903 e sottoposto a profonda revisione nel 1905. Una pagina nella quale severità ed eleganza si mescolano in perfetto equilibrio esaltando la verve rapsodica e malinconica dell’ispirazione melodica, con il solista che non si slancia mai in virtuosistiche esibizioni, se non nel finale.

Allo stesso modo, il linguaggio musicale di Edvard Grieg affonda le proprie radici melodiche nel canto popolare norvegese, collocandosi, come nel caso di Sibelius, nella prospettiva estetica delle «Scuole nazionali», con la sua autentica cifra nordica e le chiare allusioni a determinati climi e paesaggi. Esattamente ciò che accade nelle musiche di scena per il «Peer Gynt» di Henrik Ibsen, anche se in questa partitura non mancano elementi esotici. La presentazione al pubblico nel 1876 fu accolta da un tale successo che Grieg decise di trarre due suite sinfoniche dai 23 pezzi che compongono l’intero lavoro, l’op. 46 che si apre con il celebre brano «Il mattino», e l’op. 55 che, invece, viene introdotta da «Il ratto della sposa-Il lamento di Ingrid», entrambe previste in questo programma.

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