Oggi assessore Maselli alla conferenza stampa
“Vi confesso il motivo per cui ho caldeggiato il chiostro di Santa Chiara come location per la conferenza stampa odierna – spiega Maselli -. Non solo perché è un luogo di straordinaria bellezza riconquistato alla funzione pubblica grazie all’intervento del Ministero, ma soprattutto perché racconta una storia che parla di buona amministrazione, di ascolto, di capacità di gestire i conflitti e di integrazione possibile. Proprio qui, per diverso tempo, nonostante la disponibilità del finanziamento ministeriale per la ristrutturazione dell’immobile, si è insediato un gruppo di migranti, richiedenti asilo e non, che vi ha vissuto per mesi in condizioni a dir poco precarie, direi drammatiche, senza, acqua luce né gas. Senza alcun tipo di conflitto, senza alcuno sgombero coatto, senza l’intervento delle forze dell’ordine siamo riusciti a gestire il trasferimento di questi uomini, donne e bambini in un altro luogo della città che presentava le condizioni idonee ad accoglierli. Ognuna della stanze che oggi ospitano gli uffici della soprintendenza era una casa. Quando sono stato qui, a trasferimento avvenuto, sembrava Pompei, come quando sai che sta finendo una storia: c’erano calze appese, muri dipinti, letti disfatti, un piatto di lenticchie con i tubettini su un tavolo, libri abbandonati. Era una situazione surreale.
Il lavoro effettuato dalla Sovrintendenza, che oggi ci restituisce questa bellezza, consentirà la fruizione di questi luoghi, perché non è solo il buon senso ma il Codice dei beni culturali a chiederci di puntare con decisione a valorizzare i contenitori culturali, che non siamo chiamati, come amministratori pubblici, solo a restaurare e ristrutturare, ma a rendere vivibili e vissuti quotidianamente da chi, come voi, produce attività culturali. Non ha senso un contenitore culturale senza che vi sia una vita al suo interno. Una vita che non è fatta solo di attività istituzionale, ma di vita quotidiana e, soprattutto, di azione scenica. Sta qui l’intelligenza del nostro sovrintendente, che racconta di un’alleanza tra istituzioni che porta a una valorizzazione concreta, e per questo ho pensato che questo fosse il posto giusto per parlare di una storia nuova, quella del nostro Teatro a rilevante interesse culturale “Teatri di Bari”. Perché la vostra è una storia di integrazione e oggi, dopo tre anni, possiamo prepararci alla stagione dei prossimi tre, che saranno il preludio al riconoscimento cui stiamo puntando e su cui stiamo lavorando soprattutto a livello istituzionale affinché questa storia divenga quella che a Bari è sempre mancata, cioè quella del teatro nazionale. Un teatro, quindi, che abbia il riconoscimento del Governo perché Bari e la Puglia abbiano un teatro stabile, grande, importante (unico caso da questa parte dell’Adriatico) e con una sua scuola di formazione che crei i quadri tecnico-amministrativi e creativi di domani e consenta alla nostra comunità di avere, accanto al Teatro Petruzzelli che si occupa di lirico-sinfonica, all’Auditorium che si occupa di formare i talenti musicali del futuro, a Santa Scolastica che ci aiuterà a recuperare la storia e al Polo contemporaneo delle Arti che ci aiuterà a guardare i contenuti possibili del futuro nel campo delle arti visive e plastiche, un luogo che, assieme al Teatro Piccinni, possa rappresentare per la città la certezza di una compagnia stabile che esprima tutte queste energie. Un teatro che sa unire la forza del pubblico e delle istituzioni che lo sorreggono alla capacità dei privati di intraprendere e inventare nuovi mondi e di rischiare per dare a Bari ciò che merita e non ha mai avuto prima d’ora. Sono contento di essere al vostro fianco e di potervi offrire un piccolo contributo istituzionale e una certezza: finché saremo qui, lavoreremo perché il teatro nazionale si faccia, sicuri che riusciremo a farlo se continueremo a lavorare insieme e bene”.
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