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Presentazione a Corigliano d’Otranto del libro di Francesco Aprile “Dòdaro. Dal battito creatore alla rifondazione dell’anthropos”

Rassegna del Comune di Corigliano D’Otranto in collaborazione con Magma e Pro Loco Corigliano D’Otranto

CORIGLIANO D’OTRANTO (LE) – Mercoledì 8 settembre, a partire dalle 21:00, presso il giardino della Quercia Vallonea di Corigliano D’Otranto, per la rassegna “Sfogliamenti”, spazio alla doppia presentazione a cura del poeta e critico letterario Gianluca Garrapa.

Due i libri oggetto della serata: “Dòdaro. Dal battito creatore alla rifondazione dell’anthropos” (I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno) di Francesco Aprile, e “Innamoramentum de la sposa barocca”, D’Ambrosio Editore, di Carmine Lubrano.

Si parte alle 21:00 con la presentazione del volume di Francesco Aprile, “Dòdaro. Dal battito creatore alla rifondazione dell’anthropos”, I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno. Presenta Gianluca Garrapa, interventi di Stefano Donno ed Egidio Marullo.

Il libro: “Dòdaro. Dal battito creatore alla rifondazione dell’anthropos” percorre le tappe che hanno condotto alla nascita, nel 1976, del Movimento di Arte Genetica che pone i suoi presupposti nell’intuizione di Dòdaro intorno all’origine del linguaggio e dell’arte: il battito materno percepito dal feto. È un regresso a tale condizione embrionale che genera il discorso artistico e poetico, regresso che lungi dal descrivere un ritorno alla fase simbiotica madre-bambino, sposta la ripetizione cardiaca verso l’altro nuovo, la dualità processuale dell’opera d’arte. L’opera di Dòdaro è profondamente influenzata dal pensiero di Jacques Lacan, oggi molto conosciuto in Italia per il tramite, anche, di Massimo Recalcati. In “Dòdaro, Dal battito creatore alla rifondazione dell’anthropos” sono tanti i nomi e le aree, dalla poesia all’architettura, dall’editoria alla pittura, alla filosofia, che ruotano attorno a Ghen e Ghen Res Extensa Ligu, le riviste del Movimento di Arte Genetica, e New Page, progetto di ricerca fondato nel 2009, sempre da Francesco Saverio Dòdaro. Proprio in questo ambito si sviluppa meglio il concetto di “modulo” come unità di pensiero che porta il totale sconvolgimento della forma romanzo, del concetto di narrazione e della sperimentazione in ambito editoriale, pensiamo alla collana “Diapoesitive. Scritture per gli schermi”, la narrativa postale, i romanzi da muro, i romanzi da ascoltare. Il battito, la musica, prima di ogni cosa. Nella mancanza e nella congiunzione, il linguaggio si fa luogo di stratificazione mnestica, di oltrepassamento postgrammaticale, di poiesis etnografica e pedagogica, di autonomia poietica e responsabilità. Ricerca del desiderio umano, reincantamento del luogo mondo. Il linguaggio è una e. Tensione creativa che sa trasformare il legame duale con la madre in creazioni altre, successive. È il battito materno desiderante che infine rimette in suono financo la solitudine del corpo che siamo (Gianluca Garrapa).

A partire dalle 22:00 spazio all’ultimo libro del poeta napoletano Carmine Lurbano: “Innamoramentum de la sposa barocca”, D’Ambrosio Editore.

Presenta Gianluca Garrapa, interventi di Francesco Aprile ed Egidio Marullo.

Il libro: La poesia di Carmine Lubrano si colloca nel solco della sperimentazione e della scrittura intersemiotica, fautore di quella Terza Ondata avanguardista. Non è solo parola che dice, quella di Lubrano, ma che suona e vede oltre. La poesia di Lubrano è immagine erotica e desiderio del corpo, è musica e performance. Apprezzato da figure del calibro di Carmelo Bene, Edoardo Sanguineti, Emilio Villa e Corrado Costa, è forse l’ultima espressione di quel movimento eterogeneo ed europeo che amalgama sperimentazione e tradizione, linguaggi e lingue miste, come i paesaggi che la scrittura pluriforme amalgama. Carmine Lubrano si presenta come uno degli ultimi creatori della Poesia Totale. In “innamoramentum de la sposa barocca”: “la poesia di Lubrano è poesia che fa male, che fa paura, appassiona e commuove, lascia senza fiato, sa di uomini e di mondo, viene dall’Averno profondo resteranno detriti dalla napulitana tempesta resta chino il fiore dal gambo spinoso e tra le mani quali gingilli strummole mappine e piquogne” (Gianluca Garrapa).

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