Il professore è intervenuto all’Università di Genova
“Il PUG è stato concepito, pianificato e creato in quella che abbiamo definito una “stanza di vetro” con le porte sempre aperte. In tanti, mi riferisco a professionisti ma anche ai cittadini, sono venuti per presentare progetti e idee. E’ stato un processo partecipativo”
In merito ai dettagli tecnici del PUG l’architetto Mosè Ricci spiega: “Questo è uno dei primi Piani Urbanistici nato in Italia durante questo particolare contesto storico definito “di crisi”. Sono cambiate tantissime cose, non è possibile pensare allo sviluppo edilizio della città attraverso grandi interventi che non avrebbero obiettivo sostenibile, né economico, né sociale o ambientale. Questo PUG – continua l’architetto – lascia una grande possibilità di intervento sulla città esistente, dal centro, alle marine, passando per le campagne, incentivando la rigenerazione di tutto il sistema delle masserie con delle misure che favoriscono interventi di restauro e rigenerazione funzionale. Per quanto riguarda le marine: incentiva moltissimo la riqualificazione del tessuto edilizio attraverso possibilità di ampliamenti, demolizioni e costruzioni, a patto che gli interventi garantiscano la messa a norma degli edifici sia dal punto di vista ambientale-energetico, sia estetico di miglioramento del paesaggio urbano.”
Ma il piano fa anche un’altra dichiarazione importante – aggiunge Ricci – prevede un sistema di continuo aggiornamento dal basso dello strumento urbanistico (ricordiamo il Sine Putimu) che apre senza nessuna preclusione alle possibilità concrete di nuovi interventi coerenti con gli obiettivi di Piano, anche di valorizzazione turistica – e sul porto di San Cataldo spiega – Il porticciolo turistico a San Cataldo può essere fatto nel momento in cui sarà presentato un progetto adeguato, se il porticciolo al momento non è previsto non è perché non si può fare, ma è per non bloccare quell’area, affinché non resti un cappello inamovibile facendo decadere la qualità urbana di quella parte di terreno e quindi l’appeal dell’intera marina”.
Lecce ha delle caratteristiche e il Piano doveva essere conforme alle caratteristiche della città e alla sua vocazione.
Per Lecce non si è pensato a grandi centri commerciali o grandi interventi infrastrutturali per due motivi: Lecce non ne ha bisogno, la città non è vocata a questo. Gli interventi di rigenerazione vertono verso gli obiettivi della cultura, del turismo balneare e anche rurale, attraverso il sistema di costellazione delle masserie. “In più – conclude Ricci – il Piano è stato costruito in osmosi con i centri limitrofi, ed infatti abbiamo presentato strategie di riammaglio radiocentrico del sistema della mobilità a Lecce, in modo che dagli snodi con la grande maglia territoriale, si possa arrivare ai parcheggi e proseguire per vie pedonali e commerciali, che si estendono oltre il cento storico nel sistema della città consolidata”.
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