Le Delegazioni di migliaia di volontari della Fondazione, diffusi e attivi in tutte le regioni, apriranno infatti oltre duecento luoghi speciali che saranno visitati da studenti iscritti al FAI con la loro classe. Le classi “Amiche FAI” saranno accolte da migliaia di ragazzi che le condurranno alla scoperta di chiese, palazzi, parchi e giardini storici, monumenti e istituzioni del loro territorio, raccontandone la storia, mostrandone i capolavori e i particolari curiosi, proponendo ai loro pari un’esperienza che non dimenticheranno, che li renderà cittadini più consapevoli e attivi, primi difensori e promotori del patrimonio culturale dell’Italia.
Quest’anno, in linea con il programma nazionale FAI per la Scuola “Agri-cultura: impariamo dalla terra a curare il paesaggio”, alcune aperture saranno dedicate all’attività che più ha inciso sulla forma del paesaggio italiano, ancora sostanzialmente rurale: l’Agricoltura. Verranno aperti, ad esempio, l’Istituto dei Sistemi Agricoli e Forestali del Mediterraneo di Portici (NA) che afferisce al Dipartimento di Scienze Bio-Agroalimentari del CNR, la Noria di Minissale, esempio di archeologia agricola, e Villa Magnani a Pescia (PT), sede dell’Istituto Tecnico Agrario D. Anzilotti.
Le Giornate FAI per le Scuole si confermano un’esperienza formativa di grande efficacia e soddisfazione per tutti: un progetto che trasforma e che ispira per il futuro, che rende protagonisti e che diffonde conoscenza e passione per la conoscenza, da cui scaturisce il desiderio di proteggere quel patrimonio per sempre e per tutti, come è nella missione del FAI.
La dodicesima edizione delle Giornate FAI per le Scuole si svolge con il Patrocinio della Commissione europea, del Ministero della Cultura, di tutte le Regioni e le Province Autonome italiane. Si ringraziano Regione Campania e Fondazione CARICAL per i contributi concessi. RAI è Main Media Partner dell’iniziativa.
CONVERSANO (BA)
Percorso lungo le antiche mura di Conversano
Il percorso che si propone è un viaggio nel tempo e nello spazio che, partendo dalle consistenti tracce delle fortificazioni di età arcaica (VI-V sec. a.C.) dell’antica Norba, si snoda lungo il circuito urbano di età medioevale e tardo quattrocentesco. Mura, porte e torri si susseguono in un itinerario che, partendo dal castello, percorre l’anello esterno della città antica e prosegue lungo il perimetro dell’espansione extra moenia di Casalvecchio. Nella passeggiata, si osserveranno le vedute urbane seicentesche di G.B. Pacichelli e Francesco Cassiano De Silva, nonché le piante ottocentesche redatte dall’ing. Matteo Pascazio e dall’Arch. Sante Simone e dal Catasto Unitario degli anni ‘70 del XIX sec. Non mancheranno le soste in punti significativi come l’antica porta della città arcaica, l’iscrizione apposta da Gualtieri VI di Brienne nel 1338 sulla Porta della Gabella, la casa di Giacomo Matteo Rei di Castiglione, edificata nel 1472 a ridosso delle mura di Casalvecchio, come ricorda un’epigrafe. Questa ci darà lo spunto per invitare i visitatori a recarsi presso il sito archeologico di Castiglione, le cui vicende si intrecciano indissolubilmente con quelle di Norba-Cupersanum. L’itinerario prevede la visita di alcuni ambienti del castello dei Conti Acquaviva d’Aragona e di diverse torri lungo le mura.
Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni del Liceo Classico e Scientifico “Simone Morea” e del Liceo Pedagogico “San Benedetto” di Conversano (BA).
FOGGIA
Chiesa Dell’Annunziata
L’attuale edificio adiacente alla cattedrale è frutto di varie fasi costruttive. Una prima cappella era nata, nel XV sec., come sede della confraternita della SS. Annunziata, priva di accesso autonomo, era unita alla collegiata di Santa Maria. Quando la chiesa fu assegnata al convento delle Clarisse fu dotata di una facciata che si addossava, a sinistra, a quella della cattedrale. L’attuale facciata, leggermente arretrata e ruotata rispetto al prospetto della cattedrale, è stata realizzata nei primi anni del XX sec., su progetto dell’architetto Carlo Celentani Ungaro: in stile neomedievale, mostra un portale archivoltato con una lunetta decorata a bassorilievo con una scena dell’Annunciazione e una bifora, il profilo a capanna è sottolineato da archetti pensili. L’interno a navata unica con copertura a botte unghiata termina in un coro piatto e presenta una cupola a base ellittica in corrispondenza del presbiterio. Le pareti laterali, scandite da arcate, ospitano vari altari in pietra con statue lignee e dipinti; l’altare maggiore in marmo è stato realizzato su disegno di Orazio Solimena nella bottega di Pasquale Cartolano e Pasquale Sebastiano tra 1765 e 1766. La chiesa, dopo essere rimasta chiusa al culto negli ultimi decenni del XX sec., è stata per breve tempo sede di un Museo Diocesano, all’inizio del XXI sec., per essere definitivamente riconsacrata.
Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni del Liceo “Lanza Perugini” di Foggia.
CORATO (BA)
Chiesa e Convento San Domenico
L’edificio di culto dedicato a San Domenico assunse questa intitolazione a partire dal XIX secolo, per onorare il fondatore dei Frati Predicatori che, fino al 1793, avevano occupato il complesso senza alterare l’originario titolo di Chiesa Santa Maria Vetere. Il complesso ecclesiastico sorgeva all’esterno della cinta muraria di Corato, su un sito poco sicuro. Per questo motivo le monache, alla fine del XV secolo, si trasferirono all’interno della città presso la chiesa dedicata all’Annunziata e poi a San Benedetto. Nel 1518 l’edificio di S. Maria Vetere e l’annesso monastero furono rinnovati e resi idonei a ospitare i frati dell’ordine dei Predicatori, i quali furono sostenuti dal Marchese della città, Ladislao d’Aquino, che fece erigere il nuovo e ampio convento. Grazie al sopraggiungere di nuovi introiti nel 1654 fu stabilita la riapertura del convento coratino. La chiesa venne chiusa al culto nel 1804 e inutilizzata per diversi anni. La Chiesa fu riaperta il 26 luglio 1839 a cura di Luigi Caporale. Alla fine dell’800, sotto la direzione dell’architetto Malcangi, furono avviati dei consistenti lavori di ristrutturazione che cancellarono gli ultimi elementi architettonici datati XII secolo presenti all’interno della chiesa e forse relativi alla cappella della “Madonna del Rosario”. Con la costruzione di una nuova navata dalle forme neogotiche e decorata con abbondanti motivi eclettici ebbe origine l’attuale impostazione della chiesa a due navate. Durante i lavori di consolidamento delle coperture della chiesa sono stati scoperti nel sottotetto numerosi reperti lapidei.
Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni del Liceo Artistico “Federico II- Stupor Mundi” di Corato (BA).
ALTAMURA (BA)
“Ciccillo ” compie 30 anni
A 30 anni dalla scoperta dell’uomo di Altamura, scheletro fossile di Homo Neanderthalensis, soprannominato “Ciccillo”, è stata allestita la mostra fotografica temporanea “Abissi del Tempo”, presso Palazzo Baldassarre nel centro storico di Altamura. P. Petrignani, fotografo di fama internazionale, ci rivela nuovi aspetti del neanderthaliano “Uomo di Altamura”: lo scheletro fossile, vissuto tra i 180.000 e i 130.000 anni fa, fu rinvenuto infatti nella grotta di Lamalunga i primi giorni di ottobre del 1993 dal gruppo speleologico del CARS. La mostra è allestita all’interno di un palazzo di interesse storico – artistico. Edificato probabilmente tra la fine del XVI sec. e l’inizio del XVII sec., dalla dinastia dei Baldassarre, maestri muratori e successivamente imprenditori edili, il Palazzo rappresenta un interessante esempio di edilizia civile di impianto cinque-seicentesco.
Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni della Scuola secondaria di I grado “Tommaso Fiore”, della Scuola secondaria di I grado “Padre Pio” e della Scuola secondaria di I grado “Ottavio Serena” di Altamura (BA).
MARGHERITA DI SAVOIA (BT)
Foce dell’Ofanto
Dopo aver percorso la pianura del Tavoliere, attraverso un lungo percorso sinuoso, simile a un serpente, da cui probabilmente deriva il suo nome originario, Aufidus, il fiume Ofanto sfocia nell’Adriatico nel tratto di costa tra Margherita di Savoia e Barletta. La foce, oggi a estuario, lunga oltre tre Km, è soggetta a un’intensa azione erosiva che in pochi anni ne ha modificato l’originaria forma a delta. La foce dell’Ofanto è oggi un’area tutelata dall’Ente Parco Naturale Regionale, istituito nel 2007; è raggiungibile da borgo Fiumara, lato Barletta, percorrendo la riva destra del fiume, oppure da Margherita di Savoia, percorrendo la riva opposta. Prima di sfociare nell’Adriatico, l’Ofanto scorre tra i piloni in cemento della vecchia teleferica, costruita negli anni ’50 per trasportare il sale da Margherita di Savoia al porto di Barletta, poi dismessa agli inizi degli anni ’80.
Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni del Liceo Scientifico “Aldo Moro” e della Scuola secondaria di I grado “Pascoli” di Margherita di Savoia (BT).
SAN FERDINANDO DI PUGLIA (BT)
Cave di San Samuele di Cafiero
A circa tre Km da San Ferdinando di Puglia, in contrada San Samuele, è situata un’oasi naturalistica facente parte del Parco regionale del fiume Ofanto, detta Cava dei nobili. I Cafiero erano stati i proprietari dell’area da cui fino agli anni ‘60 del Novecento si estraeva un pregiato marmo locale. L’area è situata a soli 150 m dalla riva sinistra dell’Ofanto in una posizione sopraelevata rispetto al livello del mare, perciò privilegiata per chi voglia godere di una vista panoramica sul Paesaggio della bassa valle dell’Ofanto. A Cava Cafiero è ancora visibile un imponente Frantoio ligneo, ormai un vero reperto di archeologia industriale, che veniva utilizzato per la frantumazione dei blocchi di pietra per ricavarne breccia. Da un’altana lignea si effettua l’osservazione dell’avifauna acquatica ed è possibile godere della vista sull’intera valle con il sinuoso percorso dell’Ofanto circondato dalle colture tipiche di vigneti, uliveti e pescheti.
Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni dell’Istituto di Istruzione secondaria superiore “Dell’Aquila-Staffa” sede di San Ferdinando di Puglia (BT).
TRINITAPOLI (BT)
Cartografia storica del Tavoliere Ofantino in Età Moderna
La Mostra di Cartografia storica del Tavoliere Ofantino in Età Moderna è allestita nell’atrio interno al Museo Civico degli Ipogei e fatta oggetto di studio da parte dei giovani Apprendisti Ciceroni del Liceo Dell’Aquila-Staffa di Trinitapoli, al fine di continuare a promuovere la conoscenza storico-geografica del proprio territorio nelle scuole dei diversi ordini e gradi. Il territorio della bassa Valle dell’Ofanto è molto documentato all’interno del patrimonio cartografico conservato presso l’Archivio di Stato di Foggia, oltre che nelle raccolte della Biblioteca comunale di Barletta, comune cui a lungo appartenne la fascia costiera che dalla foce del fiume arriva fino a Torre Rivoli. La cartografia di un territorio strettamente regolamentato, insieme alla produzione minuta relativa a vertenze di confine, alla misurazione dei seminativi, dei territori a pascolo per le pecore e per gli animali da lavoro (le cosiddette “mezzane”), presenta, in questo periodo, due atlanti molto importanti: quello di Antonio e Nunzio Michele (redatto all’incirca tra il 1685 e il 1695) e il successivo atlante di Agatangelo della Croce.
Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni dell’Istituto di Istruzione secondaria superiore “Dell’Aquila-Staffa” sede di Trinitapoli (BT).
TARANTO
Chiesa di Sant’Antonio da Padova
Il Nuovo Tempio di S. Antonio da Padova, esempio di architettura della seconda metà del ‘900, è stato eretto nel “cuore più popolare della città nuova di Taranto”, su un suolo di proprietà Acclavio. La zona, posta tra le vie Duca degli Abruzzi, Regina Elena e via Bruno, è densamente popolata e funge da cerniera tra il borgo umbertino e la parte orientale della città sviluppatasi nel secondo Dopoguerra. La zona ospita il liceo-Ginnasio statale “Aristosseno” e l’Ospedale Civile “SS. Annunziata”. La chiesa, aperta al culto nel 1940 ed eretta in parrocchia dall’Arcivescovo Mons. Bernardi nel 1944, ebbe come prima sede un locale posto in un palazzo del borgo della città. Il 5 maggio 1951 si pose la prima pietra del nuovo edificio con un discorso inaugurale dell’allora Vicario generale di Taranto don Guglielmo Motolese e si cominciò a scavare per la costruzione della cripta dedicata a S. Rita che sarebbe stata inaugurata nel 1952 dal suddetto monsignore, divenuto nel frattempo nuovo Vescovo Ausiliare. Il nuovo Tempio completato nel 1957, su progetto dell’architetto Antonio Provenzano di Roma, fu consacrato nel giugno del 1958. L’edificio religioso è caratterizzato all’esterno da un’ampia scalinata di 13 gradini che permette di accedere all’ingresso principale, posto sulla facciata rivestita in marmo travertino. Il campanile svettante, sormontato da una croce, è costituito da otto campane in bronzo. All’interno, le pareti spoglie e il pavimento in granito grigio consentono al visitatore di concentrarsi sul monumentale mosaico absidale, realizzato dall’artista romano Ferruccio Ferrazzi.
LECCE
Chiesa dei SS. Nicolò e Cataldo
La Chiesa fa parte di un complesso monastico benedettino, costruito nel 1180 fuori dalle mura urbiche, a nord-ovest dell’abitato. Gli Olivetani, subentrati ai Benedettini nel 1494, trasformano la struttura del cenobio con la sola parziale eccezione della chiesa. Quando a Lecce a metà ‘800 si costruisce un nuovo Cimitero, si sceglie proprio l’area antistante il “tempio di Tancredi”. La chiesa e il monastero rappresentano un bene vivo del nostro patrimonio culturale. Il complesso monumentale dei SS. Niccolò e Cataldo rappresenta una memoria storica importante, che attraversa circa sei secoli dalla fine del XII fino a tutto il XVIII secolo. Voluto da Tancredi, è dedicato a S. Nicola, vescovo di Myra. Gli Olivetani affidarono gli interventi alle maestranze più significative dell’epoca: Gabriele Riccardi, autore delle due eleganti acquasantiere e della statua di S. Nicola, e Giuseppe Cino, cui è attribuito il rifacimento della facciata terminato nel 1716. La chiesa è un gioiello del Romanico pugliese con istanze culturale nordiche, bizantine e arabo-islamiche. Nella facciata perfetto è l’equilibrio tra il passato medievale e il gusto barocco. L’impianto è di tipo basilicale con tre navate orientate. All’incrocio tra il braccio longitudinale e quello trasversale svetta l’alto tamburo della cupola. La veste pittorica conserva tracce dell’età tancrediana, lacerti di affreschi quattrocenteschi e una decorazione delle volte completata nel 1600.
Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni del Liceo classico “Virgilio” e dell’Istituto di Istruzione secondaria “Calasso” di Lecce.
BRINDISI
Palazzo Montenegro… dove dimora la storia
Il Palazzo è stato costruito nella seconda metà del XVII secolo dalla famiglia Montenegro, commercianti di origine montenegrina, che si trasferirono a Brindisi verso la fine del Seicento mutando il loro nome da Petrovich in Montenegro. L’edificio, in stile barocco, si contraddistingue per la balconata centrale con le mensole riccamente decorate, in cui si innestano mascheroni e figure, mentre il portale principale è inquadrato da due colonne. Oggi residenza del Prefetto, ha ospitato nel corso dei secoli importanti personaggi storici, quali il Re delle Due Sicilie Ferdinando IV di Borbone nel 1797, in occasione della visita alla città e al castello Aragonese e Gioacchino Murat nel 1813.
Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni Liceo Classico “B. Marzolla” e dell’IC “Centro” di Brindisi.
LUCERA (FO)
Cappella di San Bartolomeo
Il Convento di San Bartolomeo dei Padri Celestini risale al XIV secolo, quando nacque l’Ordine monastico in onore di Papa Celestino V. Nello stesso periodo venne costruita la Cappella per volere di Giovanni Pipino da Barletta per un voto in seguito alla strage dei Saraceni. Nel tempo il patrimonio dei Padri Celestini si arricchì di proprietà e beni, che nel 1807 il Re Giuseppe Napoleone utilizzò come patrimonio per il nascente Convitto. Con decreto reale nel 1807, quindi, il re scelse Napoli e Lucera come sede dei nuovi luoghi di formazione giovanile. Sempre nello stesso anno i Padri Celestini, in seguito alla soppressione degli organi monastici, furono allontanati e il Real Collegio venne affidato il 22 dicembre sempre del 1807 a un rettore, un vicerettore e un economo per gestire la cospicua dotazione. Più tardi nel 1854 il Collegio passò nelle mani dei Padri Gesuiti, che vi rimasero fino al 1860 riuscendo ad ampliare e migliorare l’intero edificio. Fu intitolato prima a C.A. Broggia e poi definitivamente dedicato a R. Bonghi. La Cappella di San Bartolomeo oggi conserva alcuni degli arredi che un tempo la abbellirono: gli altari, le tele, il monumento funebre. I documenti dell’archivio storico del Convitto raccontano la ricchezza della Cappella del XIX secolo (esposizione di documenti), di Celestino V e delle due guerre mondiali.
Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni del Convitto nazionale “Ruggero Bonghi” di Lucera (FO).
ASCOLI SATRIANO (FG)
Il polo museale e la Tomba di Cammeo
Il Museo Civico di Ascoli Satriano è, insieme al Museo Diocesano, parte integrante del Polo Museale cittadino, ospitato nel Monastero di Santa Maria del Popolo. La sua apertura si è resa necessaria per ospitare in un luogo dignitoso la ricca collezione archeologica di vasellame, decorazioni tombali e reperti di vario tipo provenienti dal centro daunio di Ausculum, l’antico abitato preromano sulle cui ceneri sorge Ascoli Satriano. Il Museo Civico si trova a piano terra, dove è possibile ammirare la mostra archeologica “Lo spreco necessario, il lusso nelle tombe di Ascoli Satriano”, che intende evidenziare gli aspetti qualitativi e quantitativi del lusso nella dimensione funeraria del centro daunio di Ausculum, con reperti provenienti dagli scavi archeologici condotti in circa un cinquantennio di ricerche nel territorio. Il percorso espositivo mette bene in evidenza lo scenario della ricchezza e del privilegio di Ausculum, importante centro del Carapelle, attraverso l’accurata regia e l’evidente strategia del potere che segnano le tombe del lusso in un ampio arco cronologico. Lungo il percorso, di notevole interesse è la statua di Apollo in stile arcaistico (prima metà del II secolo d.C.), la statua del Bambino Cacciatore, la sala dei mosaici di villa Faragola, l’Elmo di epoca Daunia (IV secolo a.C.) e la sezione dedicata alla collezione Pasquale Rosario. Si prosegue al primo piano per ammirare nella mostra permanente “Policromie del sublime” il gruppo marmoreo dei Marmi policromi (seconda metà del IV secolo a.C.).
Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni del Liceo “Lanza Perugini” di Foggia, sede Ascoli Satriano (FG).
RODI GARGANICO (FG)
Chiesa di San Nicola di Myra
La Chiesa di San Nicola di Mira è un luogo di culto cattolico, chiesa madre della città di Rodi Garganico, nel Gargano, in provincia di Foggia. Situata nei pressi della piazzetta Luigi Rovelli, segna il confine settentrionale dell’antico borgo marinaro. In seguito ai violenti terremoti che colpirono l’area garganica nel XVII secolo, l’antica parrocchia del SS Crocifisso era stata dichiarata inagibile; per questo motivo, la cittadina garganica si ritrovò nella necessità di costruire una nuova chiesa, scegliendo, questa volta, un posto più sicuro da un punto di vista sismico. Si scelse la zona pianeggiante che segnava, a quei tempi, il confine settentrionale del centro abitato tra la porta principale (attualmente Piazza Garibaldi) e i due archi del tramonto (attualmente Piazza Rovelli). I lavori di costruzione ebbero inizio nel 1680 e, per tutta la loro durata, le funzioni religiose si svolsero nella chiesetta di Santa Annunziata, di fronte alla costruenda Chiesa madre, su Corso Umberto I, successivamente sconsacrata. Il campanile si discosta sensibilmente dall’architettura della struttura. La sua costruzione, infatti, non risale al 1680, ma al XII secolo. Nel periodo antecedente alla costruzione della chiesa veniva utilizzato a scopi difensivi. L’ultimo restauro ha evidenziato la presenza di una pietra fuori asse che dimostrerebbe l’esistenza di una struttura antecedente alla chiesa su cui la torre in parte poggiava.
Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni dell’Istituto di Istruzione Secondaria Superiore “Mauro Del Giudice” di Rodi Garganico (FG).
SAN SEVERO (FG)
Teatro Comunale G. Verdi
Erede del Teatro Real Borbone, una struttura da oltre quattrocento posti inaugurata nel 1819 e chiusa nel 1927, il Teatro Comunale del Littorio (questa fu la sua prima denominazione) venne costruito su progetto di Cesare Bazzani e rientra a pieno titolo nella politica di grandi opere perseguita dal regime fascista. I lavori, iniziati nel 1929, terminarono nel 1936. Gli eleganti e imponenti prospetti esterni, di chiaro stile neoclassico, s’imposero prepotentemente su corso Garibaldi (la facciata) e sul Giro Esterno (il fianco sinistro), divenendo immediatamente un importante punto di riferimento per la città.
Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni dell’Istituto Tecnico Economico Statale “Fraccacreta” di San Severo (FG).
GRAVINA IN PUGLIA
Alla scoperta dei luoghi del Papa Benedetto XIII
La città di Gravina è stata feudo degli Orsini dal XIV secolo fino ai primi dell’800, dapprima come contea, con Raimondo Del Balzo Orsini del ramo di Taranto, in seguito come ducato con Francesco del ramo di Roma, poi passato agli Orsini di Solofra, con i quali inizia il ramo di Gravina. In questo lungo arco di tempo la città di Gravina e la famiglia Orsini hanno intrecciato la loro storia, come attestano gli interventi urbanistici e gran parte dei monumenti nel centro storico. Lungo l’“asse orsiniano” insistono, in Piazza Cavour, la Chiesa un tempo intitolata a San Tommaso, ora a San Domenico, consacrata nel 1675 da Benedetto XIII, allora ancora Cardinale Orsini. In essa da notare la tela di scuola napoletana del XVII secolo, raffigurante San Filippo Neri che salva il Cardinale Orsini, commissionata da Giovanna Frangipani della Tolfa, madre di Benedetto XIII, in ricordo dello scampato pericolo del figlio durante il terremoto verificatosi a Benevento nel 1688. Proseguendo il percorso, in Piazza della Repubblica, dapprima piazza dei Mercanti, si erge come una fortezza l’imponente Palazzo Ducale, di fine ‘600, con gli interni del tutto modificati, ma con ancora visibili, in una sala del primo piano, affreschi con allegorie ed emblemi nella volta; in Piazza Plebiscito è presente la Chiesa del Gesù, ora sede della Confraternita di San Michele Arcangelo, costruita a metà del ‘600, mentre in Piazza Notar Domenico si nota la Chiesa di Santa Maria del Suffragio (o del Purgatorio), costruita dai genitori di Benedetto XIII tra il 1650 e il 1654, con un singolare portale nella facciata e all’interno pregevoli dipinti, raffinati altari e il mausoleo di Ferdinando Orsini.
Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni del Liceo Scientifico “Giuseppe Tarantino” e dell’Istituto di Istruzione Secondaria Superiore “Vittorio Bachelet” di Gravina in Puglia (BA).
PUTIGNANO (BA)
Chiesa di S. Pietro
La Chiesa di san Pietro Apostolo è la chiesa madre di Putignano e sorge nel punto più alto del suo borgo antico accanto al Museo “Principe Guglielmo Romanazzi Carducci di Santo Mauro”. Si accede all’edificio mediante un’ampia scalinata posta in Piazza Plebiscito che costituisce il centro della città medioevale. La chiesa fu il primo luogo di culto del paese. Non è chiara e documentata la data di costruzione della struttura, però è certo che fu consacrata nel 1158. Nel 1474, sotto la dominazione dei Cavalieri di Malta, l’edificio fu ingrandito per volere del Balì Giambattista Carafa e fu realizzata la facciata in stile romanico. L’interno subì notevoli trasformazioni a partire dal XV secolo, quando le cappelle laterali si arricchirono di altari marmorei e sculture in pietra policromata. Tra il ‘600 e il ‘700 furono realizzati gli stucchi alle pareti, il soffitto ligneo, l’organo e la cantoria. Infine, venne realizzato il Cappellone del SS. Crocifisso raccordato al presbiterio da due scalinate simmetriche. La chiesa ha una facciata in stile romanico con profilo a capanna, elegante rosone e portale finemente intagliato negli stipiti e nell’archivolto. Lateralmente è posto il campanile composto da un plinto cieco e due celle campanarie cubiche di diverse dimensioni. Il tessuto murario è in pietra calcarea a conci uguali. Si accede all’interno da una scalinata a ventaglio. La pianta presenta un’ampia navata centrale con cappelle laterali. Spicca a destra la cappella del Santissimo Sacramento chiusa da una cancellata decorata in ferro battuto, interessata da notevoli trasformazioni nel corso del’700. Molto scenografico è il Cappellone del SS. Crocifisso, detto anche oratorio. Esso è collocato in alto in fondo alla navata ed è collegato al presbiterio attraverso due rampe di scale simmetriche con balaustre marmoree. L’organo, la cantoria e l’antiporta costituiscono un gruppo unitario che maschera gran parte della parete di fondo della chiesa. È questo un manufatto ligneo che ricorda una monumentale struttura architettonica barocca distribuita in modo sinuoso su tre ordini.
Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni del Polo Liceale “Majorana Laterza” e dell’Istituto Comprensivo “G. Minzele – G. Parini” di Putignano (BA).
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