Croato-portoghese lui, irlandese lei, Andres e O’Hea propongono nel salone dell’Hotel La Terrazza un raffinato programma comprendente le «Tre nuove danze spagnole» op. 65 di Moritz Moszkowski, i «Souvenirs» di Samuel Barber, «La création du monde» di Darius Milhaud e il «Caprice Bohémien» di Sergei Rachmaninov.
Robert Andres e Honor O’Hea si esibiscono insieme dal 1995 e hanno suonato sia in combinazioni a quattro mani che a due pianoforti incontrando la risposta entusiasta di critica e pubblico.
Hanno partecipato a importanti istituzioni concertistiche e festival in molti Paesi europei e negli Stati Uniti. Vari compositori hanno dedicato loro opere inedite, tra cui Roger Price, Pedro Macedo Camacho e João Victor Costa, autore portoghese di Madeira del quale nel 2008 la coppia di interpreti ha pubblicato un cd di opere per pianoforte solo e a quattro mani. E proprio a Madeira nel 2015 Andres e O’Hea hanno celebrato vent’anni di attività in duo con l’esecuzione del Concerto per due pianoforti di Bruch con l’Orchestra Classica della città.
Dunque per iniziare l’op. 65 del compositore e pianista polacco Moritz Moszkowski, le «Tre nuove danze spagnole» che seguono le più note «Danze spagnole» Op. 12. Questo trittico, pubblicato nel 1900, appare, rispetto alla suite precedente, un lavoro più maturo, con temi forse meno orecchiabili, ma una maggiore attenzione alla scrittura compositiva.
Seguiranno i «Souvenirs» che lo statunitense Samuel Barber scrisse nel 1951 per il ballerino e coreografo Todd Bolender in forma di suite. L’opera, formata da sei miniature, cui corrispondono altrettante tradizionali forme di danza (valzer, scozzese, pas de deux, two-step, tango, galop), evoca l’atmosfera spensierata che si respirava all’Hotel Plaza di New York durante gli anni precedenti la Prima Guerra Mondiale.
A questa pagina se ne lega un’altra, «La création du monde» con la quale il francese Darius Milhaud tradusse in musica la visione di miti dell’Africa fondendo tecniche della musica colta europea con le espressioni della tradizione nero-americana conosciuta nel 1922 durante il suo primo soggiorno negli Stati Uniti.
Mentre al folclore zingaro è ispirato il «Caprice bohémien» con cui Sergei Rachmaninov volle rendere omaggio alla cultura gitana elaborando un poema sinfonico che lui stesso ridusse nella versione per due pianoforti prevista per quest’ascolto.
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