In Puglia lo 0,5% della popolazione è affetto da schizofrenia
In Puglia i disturbi schizofrenici colpiscono circa lo 0,5% della popolazione generale, numeri sovrapponibili al dato nazionale di riferimento. «I nostri servizi sin dalla loro nascita sono stati impegnati nella cura della schizofrenia, dedicandovi una quota significativa e preponderante delle loro attività e delle loro risorse. La schizofrenia è una patologia decisamente importante, non solo per i numeri, quanto sotto il profilo qualitativo perché questa patologia insorge in giovanissima età e comporta un carico pesante per la vita del paziente, per la famiglia e per l’intera società – afferma Domenico Semisa, Direttore del Dipartimento di Salute Mentale della ASL Provinciale di Bari – oggi siamo in grado di fare una diagnosi precoce in modo da ridurre i tempi di latenza tra l’insorgenza dei primi sintomi e l’identificazione della malattia e intervenire con un approccio integrato: prima si identificano i sintomi, maggiore sarà il successo terapeutico, che non è determinato solo dai farmaci ma anche da supporto psicologico ed interventi riabilitativi che aiutano i pazienti a reinserirsi nel contesto sociale e di vita». Proprio oggi la Puglia ospita un incontro organizzato nell’ambito di una serie di eventi ECM (Educazione Continua in Medicina) che toccheranno nei prossimi mesi molte altre città italiane nell’ambito del progetto nazionale TRIATHLON. L’incontro, dal titolo “TRIATHLON: Organizzazione, PDTA e trattamenti farmacologici nei DSM”, si svolge a Bari con il supporto di Janssen in collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale dell’ASL Provinciale barese.
«Condividiamo gli obiettivi del progetto TRIATHLON, fondati su un approccio integrato con un’attenzione speciale all’attività fisica; l’iniziativa si contraddistingue per valori e finalità che la rendono peculiare: operare per recuperare la componente sociale delle persone con disturbi psichici, aiutandole a superare i pregiudizi e vivere la vita migliore possibile nel loro contesto di appartenenza. TRIATHLON dà molta rilevanza allo sport, importante strumento di supporto e opportunità per migliorare la qualità di vita dei pazienti con disagio psichico, grazie al quale i pazienti hanno occasione di stare insieme, valorizzare le proprie capacità e raggiungere i propri obiettivi, mettendo in campo tutte le loro potenzialità – aggiunge Semisa – pertanto le ricadute di TRIATHLON non potranno che essere positive, dal momento che il progetto è sostenuto da rilevanti Società scientifiche del settore e gli eventi formativi che lo connotano vedono la partecipazione di professionisti di comprovata esperienza nel campo; inoltre l’iniziativa dà risalto a due interventi fondamentali nella riabilitazione psicosociale: la psicoeducazione e la riabilitazione cognitiva. L’iniziativa è riuscita a mettere insieme tante realtà diverse sul territorio e a far partecipare tutte le figure professionali coinvolte nel percorso terapeutico. È la prima volta che un progetto rivolto alla schizofrenia non fa riferimento solo ai farmaci, ma punta all’approccio integrato e al coinvolgimento diretto del paziente».
Il progetto TRIATHLON coinvolgerà nell’arco di 18 mesi più di 3.000 specialisti e operatori sanitari di 37 Dipartimenti di Salute Mentale in attività di formazione su tutti gli elementi utili al benessere dei pazienti: non solo farmacoterapia, ma anche psicoeducazione e riabilitazione cognitiva con organizzazione individuale dei percorsi terapeutici. Strumenti informativi digitali e cartacei e piattaforme d’interazione faciliteranno la gestione della terapia. E per la prima volta, la disciplina del Triathlon viene proposta come nuovo approccio per il benessere delle persone con psicosi: un programma di attività con i Dipartimenti di Salute Mentale che guideranno i pazienti fino a culminare nel Primo campionato di Triathlon a squadre della salute mentale.
In Italia i pazienti sono circa 300.000: complessivamente, nel nostro Paese i costi associati alla schizofrenia sono stimati in circa 3,2 miliardi di euro e, di questi, il 60% è costituito da costi indiretti, come perdita di produttività dei pazienti e dei loro familiari. Tra i costi diretti, il trattamento farmacologico pesa solo per il 10%, mentre l’81% è assorbito dai costi di ospedalizzazione e assistenza domiciliare. La schizofrenia assorbe gran parte delle risorse destinate dal SSN ai Dipartimenti di Salute Mentale, soprattutto a causa delle ricadute a cui vanno incontro moltissimi pazienti, dovute spesso alla mancata aderenza o non continuità della terapia antipsicotica. «TRIATHLON offre l’opportunità di un modello organizzativo innovativo capace di una presa in carico a 360 gradi e le sue conseguenze saranno positivamente rilevanti sia in termini di costi diretti che indiretti, dal momento che tutti i soggetti implicati nel percorso di cura, a cominciare dalle associazioni, sono coinvolti; per il nostro DSM questa iniziativa arriva al momento giusto poiché è in atto la ridefinizione dell’approccio terapeutico che da noi integra servizi e territorio attraverso il reinserimento lavorativo, la soluzione abitativa e l’acquisizione di un benessere di vita nonostante la malattia, nel nostro DSM l’operatore collabora con il paziente secondo il modello operativo anglosassone della recovery e ci sono in tal senso esperienze pilota già avviate nel nostro Dipartimento che si rifanno alla cultura della “recovery” – dichiara Vito Maffei, Direttore della Unità Operativa Complessa del Centro di Salute Mentale Area 3 ASL di Bari – inoltre, questo progetto valorizza una nuova tendenza che è quella di dare importanza allo stile di vita di questi pazienti, alla loro consapevolezza e all’approccio multidisciplinare; questo orientamento è favorito dai nuovi LAI – Long Acting Injectablest – i farmaci iniettivi a lunga durata d’azione. Questi farmaci semplificano la terapia e favoriscono l’aderenza e una migliore performance con una riduzione della sintomatologia, che permette al paziente di dedicarsi alla riabilitazione e al reinserimento sociale e lavorativo».
La scarsità delle risorse e l’evoluzione degli obiettivi di cura di queste persone rendono necessaria un’applicazione più omogenea sul territorio nazionale di percorsi condivisi e integrati, che possano, tra le altre cose, alleviare anche il carico assistenziale che grava molto sulla famiglia, in particolare sulla figura materna, con conseguenti situazioni di stress, sia emotivo che economico. Per far fronte alle criticità che caratterizzano l’assistenza e il trattamento delle persone con psicosi, il progetto TRIATHLON supporta l’implementazione del modello organizzativo nel quale il paziente è al centro dell’organizzazione dei Dipartimenti di Salute Mentale e tutte le figure dell’assistenza interagiscono per supportarlo in ogni fase: medici, psicologi, tecnici della riabilitazione, psicoeducatori, assistenti sociali, caregiver e, soprattutto, infermieri.
Le 3 dimensioni del progetto Triathlon: clinica, organizzativa e sociale
La dimensione clinica includerà eventi formativi orientati in primo luogo all’importanza di una diagnosi e di un intervento precoce e ai requisiti del trattamento farmacologico. Il focus del progetto è il passaggio dal semplice controllo dei sintomi al recupero della persona e per questo la formazione degli operatori riguarderà anche la riabilitazione cognitiva, per il recupero funzionale, e la psicoeducazione, volta a migliorare il clima familiare e a ridurre lo stress del paziente e del caregiver.
La dimensione organizzativa prevede attività di formazione su aspetti organizzativi (PDTA) e di farmacoeconomia, legati alla gestione dei DSM e alle risposte che essi possono offrire ai bisogni dei pazienti con malattia psicotica.
La terza dimensione, quella sociale con il reinserimento del paziente psicotico nella vita di tutti i giorni, prevede diverse attività con l’obiettivo finale di migliorare l’indipendenza e il benessere soggettivo del paziente e favorire l’integrazione nella società e le opportunità d’inserimento lavorativo. In questa dimensione gioca un ruolo importante l’attività fisica che, secondo numerosi studi, può avere un effetto positivo e benefico sui sintomi, sul quadro complessivo e sulle performance cognitive dei pazienti.
A supporto della dimensione sportiva, nei Dipartimenti di Salute Mentale verrà avviato un percorso di allenamento sulle tre specialità del Triathlon, nuoto, corsa e ciclismo, con incontri regolari tenuti da istruttori della FITRI (Federazione Italiana Triathlon), supporti educazionali cartacei e online. Nei DSM verrà promossa la costituzione di squadre miste formate da pazienti, medici e personale sanitario, che si potranno cimentare in una o più discipline del Triathlon per poi partecipare alle tre manifestazioni sportive non competitive che verranno organizzate nei maggiori capoluoghi italiani nell’arco dei prossimi mesi, dando vita al Primo campionato di Triathlon a squadre della salute mentale.
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