Ascolta il tuo cuore, è un bene prezioso!
LECCE – “Il tuo cuore è un bene prezioso: ascoltalo!”. Segni e segnali da ascoltare, “leggere” e interpretare in tempo per individuare precocemente i sintomi dello Scompenso cardiaco: affanno, gonfiore alle caviglie, aumento del peso, difficoltà a fare anche pochi passi, polso irregolare, aritmia e anemizzazione. Sono le spie rosse della cosiddetta “malattia del cuore stanco”, patologia che è la prima causa di ospedalizzazione negli over 65 e interessa quasi un milione di persone in Italia.
La ASL Lecce, aderendo alle Giornate Europee dello Scompenso cardiaco 2019, ha presentato stamane in conferenza stampa le “contromosse” per non finire nella spirale dei ricoveri in ospedale: «Bisogna ascoltare i segnali lanciati dal cuore – ha detto il Commissario Straordinario Rodolfo Rollo – e in questo i medici degli ospedali e del territorio sono fondamentali. Ma serve anche un cittadino consapevole, che comprende quali sono i rischi della patologia e quali sono i benefici derivanti da comportamenti corretti e abitudini più sane: niente fumo, più movimento e meno chili». Anche perché – ha aggiunto – «lo Scompenso è un nemico subdolo. Non si fa riconoscere facilmente, non essendoci ancora misuratori oggettivi, e per questo bisogna individuare i sintomi d’allarme, perché se riusciamo a controllarli bene anche un cuore compromesso può durare a lungo e permettere alle persone di vivere una “vecchiaia di successo”».
E’ questo, del resto, uno degli obiettivi principali che impegnano la Sanità del futuro prossimo: «E’ il nuovo paradigma del paziente protagonista attivo nelle scelte che riguardano la sua salute. Per questo – ha continuato Rollo – la prevenzione deve partire sin da subito, quando si è giovani. La cultura della prevenzione significare stare attenti ad alcuni fattori di rischio che si pagano in futuro, per cui non è mai troppo tardi per attenersi alle buone regole di vita. Ma soprattutto – ha rimarcato ancora – non è mai troppo tardi per un recupero importante e per questo dobbiamo spendere energie culturali e formative in tema non solo di prevenzione ma anche di riabilitazione e terapia. Il modello è riassunto nella rete che, attorno al paziente e a familiari consapevoli, coinvolge i medici di famiglia e gli specialisti di riferimento, territoriali e ospedalieri, in un’ottica di team inter-professionali capaci di interloquire in ogni snodo della malattia, dall’esordio alla fase acuta sino alla cronicizzazione che va affrontata a domicilio».
La chiave di volta è una “cardiologia di prossimità” che metta a sistema le competenze dei medici ospedalieri impegnati sulle grandi complessità e gli specialisti attivi sul territorio, a stretto contatto con le persone e i medici curanti: «Un metodo da applicare non solo per le malattie cardiovascolari – ha assicurato Rollo – ma anche per le patologie respiratorie ed oncologiche: sono le tre grandi sfide che, come Sistema sanitario, vogliamo lanciare nel 2019 e 2020».
Le Giornate europee contro lo Scompenso cardiaco, nel frattempo, rappresentano già un ottimo momento di riflessione e informazione capillare che conta sull’adesione di circa 70 centri in tutta Italia. «Nella nostra ASL – ha ricordato Sonia Giausa, dirigente dell’Ufficio Comunicazione e Informazione Istituzionale – si terranno 13 eventi distribuiti su tutto il territorio. Saranno coinvolti distretti, piazze e ospedali, sia per spingere sulla prevenzione sia per dare valide indicazioni sulla cura. Saranno distribuiti materiali illustrativi, piani clinici, questionari per pazienti e caregiver. Si parte già giovedì 16 maggio da Galatina, poi si svolgeranno altre tappe, tra cui quella di Lecce e, il 1° giugno, a Santa Maria di Leuca. Il materiale e tantissime utili informazioni sono comunque reperibili sul sito www.iltuocuore.com».
Una campagna informativa per conoscere meglio la patologia, ma anche una “lotta” quotidiana in cui il ruolo principale tocca ai medici. Paola De Paolis, responsabile dell’Ambulatorio di Cardiologia di Tricase, ha ricordato che «lo scompenso cardiaco è il paradigma delle patologie croniche, poiché presenta un andamento molto oscillante, ricoveri ripetuti e un’altissima mortalità: in Puglia vi sono più di 80 mila pazienti con diagnosi di scompenso cardiaco, 17.000 sono i ricoveri annui, 4mila solo in provincia di Lecce e, di questi, il 40% si ricovera più di 3 volte in un anno». Di qui la risposta della Sanità pubblica: «E’ necessario individuare percorsi integrati tra territorio e ospedali, giacché la gestione di questi pazienti rappresenta una quota di spesa sanitaria molto alta, con costi anche indiretti di tipo previdenziale, visto che è una malattia fortemente invalidante».
A Gagliano del Capo, ad esempio, questo percorso condiviso ha prodotto un’esperienza importante – ha sottolineato De Paolis – che «testimonia come la presa in carico di questi pazienti può portare vantaggi in termini di minori costi e minori ricoveri, oltre che un miglioramento della qualità di vita e una riduzione della mortalità. Sfruttando una forte integrazione tra territorio e ospedali, abbiamo registrato una riduzione delle riospedalizzazioni dell’80% su una corte di 90 pazienti e un risparmio di 800mila euro in un anno. Oggi i pazienti presi in carico sono circa 600, seguiti e monitorati, anche a distanza, utilizzando una piattaforma informatizzata contenente tutti i dati e condividendoli col medico di famiglia e con lo specialista ospedaliero».
La strategia, con un richiamo puntuale a costi e benefici, l’ha indicata Antonio Amico, direttore dell’Unità operativa di Cardiologia dell’Ospedale di Copertino: «Lo Scompenso cardiaco, in quanto a DRG, è il secondo costo sanitario dopo il parto, quindi il primo come patologia ed è costante nel tempo. Un problema frequente – ha sottolineato – è la riospedalizzazione dopo il primo ricovero, bisogna perciò ritardare l’ingresso nella spirale dell’ospedalizzazione e rallentare il tempo tra un ricovero e l’altro. Ciò significa migliorare la qualità di vita di pazienti e familiari. La medicina attuale ha compiuto grossi passi in avanti dal punto di vista farmacologico, della tecnologia e dell’uso di apparecchiature per la stimolazione cardiaca, che prevengono la morte improvvisa di questi soggetti scompensati, ne migliorano la qualità della vita e la allungano. Anche il ricorso al cuore artificiale viene ormai deciso come terapia definitiva dello scompenso. Come tutte le patologie croniche, però, il paziente è costantemente malato ed è per questo che la rete è fondamentale, anche perché può intervenire in maniera graduale. La ASL Lecce, del resto, è stata la prima a realizzare la rete dell’infarto miocardico, ed è a buon punto anche sullo scompenso cardiaco con la formazione di una vera e propria task force di cui fanno parte una ventina di specialisti, cardiologi e non».
Prevenzione subito, informazione sempre e terapia quando è necessario. Per Ennio Pisanò, direttore facente funzioni della Cardiologia del “Vito Fazzi”, si può fare anche qualcosa di più: «Oggi possiamo salvare grandi porzioni del muscolo cardiaco: la mortalità per infarto del miocardio è infatti scesa sotto il 10 per cento, anche in pazienti molto anziani. Pacemaker e defibrillatori sono importanti salva-vita, ma ci permettono anche di predire lo scompenso cardiaco prima che si verifichi grazie ad una gran quantità di dati raccolti che, messi insieme, permettono di costruire indici che consentono di prevedere con ragionevole affidabilità quale paziente potrà andare incontro ad uno scompenso cardiaco, per cui gli ambulatori cardiologici possono controllarli a distanza e dialogare con gli altri centri collegati in rete».
Non solo effetti speciali, però – ha concluso Rollo – perché «l’attenzione alle tecnologie deve essere accompagnata da una buona organizzazione in ogni settore interessato alle fasi acute, cardiochirurgia, emodinamica, elettrofisiologia e cardiologia, con l’obiettivo di curare a casa il paziente anziano scompensato e restituirgli, proprio tra gli affetti famigliari, una speranza di vita decisamente maggiore e di migliore qualità».