Armando Persico, Carlo Mazzone e Daniele Manni sono risultati finalisti al “Nobel per l’Insegnamento” (Mazzone è in lizza quest’anno) perché insegnano Imprenditorialità e allenano gli studenti nelle soft skills come problem solving, resilienza e gestione del fallimento
LECCE – Armando Persico (Bergamo), Carlo Mazzone (Benevento) e Daniele Manni (Lecce) hanno tre cose in comune: 1) sono docenti; 2) insegnano da molti anni Educazione all’Imprenditorialità, incentivando e seguendo gli studenti nella creazione di micro “startup”; 3) tutti e tre sono risultati finalisti a quello che è conosciuto come il “Premio Nobel” per l’insegnamento da un milione di dollari: il Global Teacher Prize.
Daniele Manni è risultato finalista nella prima edizione del 2015, Armando Persico due anni dopo, nel 2017, mentre Carlo Mazzone è attualmente in lizza, tra i 50 finalisti dell’edizione 2020. Nei sei anni di esistenza del Global Teacher Prize sono 7 in tutto i docenti italiani che sono risultati idonei e candidati al prestigioso riconoscimento internazionale, tre dei quali grazie alla loro particolare didattica orientata all’Imprenditorialità. Questo dato dovrebbe far riflettere ed è infatti la considerazione da cui parte l’appello all’unisono dei tre superprof italiani: “Diamoci all’Imprenditorialità!”
Come anticipato, da molti anni i tre docenti insegnano da nord a sud auto-imprenditorialità a giovani studenti sotto i 18 anni e, incluse e correlate a questa disciplina, anche altre “discipline” non prettamente tali, come creatività, innovazione e cambiamento. Nella pratica, ogni anno incentivano i giovani ad ideare e realizzare concretamente micro imprese innovative, più conosciute come “startup”. Si parte dallo stimolo ad individuare in maniera partecipata e cooperativa quella che può essere l’idea “giusta” di un nuovo servizio, un nuovo prodotto o una nuova applicazione, attraverso l’attività di brainstorming, per poi, attraverso tutti i passaggi necessari, giungere alla reale realizzazione e immissione sul mercato del prodotto o servizio innovativo ideato completamente dai giovani. Negli anni, molte di queste micro idee imprenditoriali sono diventate delle vere e proprie imprese e hanno fatto incetta di premi e riconoscimenti, anche internazionali.
Attenzione però, il fine ultimo della loro didattica non è quello di creare un esercito di imprenditori (che, comunque, non sarebbe male) ma di sperimentare e far acquisire ai loro studenti tutta una serie di benefici e competenze correlate all’Entrepreneurship Education. Sono in molti, infatti, che erroneamente ritengono che l’obiettivo finale nell’insegnare imprenditorialità sia quello di generare tanti giovanissimi imprenditori e startupper, invece i docenti come Persico, Mazzone e Manni offrono ai nostri giovani una “palestra” in cui potersi allenare, nel corso degli studi, ad acquisire tutte quelle attitudini, competenze e capacità trasversali meglio conosciute come “soft skills”. Parliamo, ad esempio, dell’abilità nell’affrontare e risolvere problemi (problem solving), della capacità di adattarsi ai cambiamenti (resilienza), di leadership, della resistenza allo stress, della gestione del fallimento e, soprattutto, della possibilità di sviluppare atteggiamenti positivi e propositivi come la fiducia in sé e nelle proprie capacità e di vedere e vivere il futuro con la speranza sempre accesa. Peculiarità, queste, che facilitano ogni possibile impegno futuro, accademico o lavorativo, e che tutti lamentano essere manchevoli nelle nuove generazioni.
«L’Italia di oggi ha bisogno più che mai – dichiarano all’unisono Armando Persico, Carlo Mazzone e Daniele Manni – di giovani preparati ad affrontare le sfide attuali (che sono ben diverse da quelle del passato) e capaci di intraprendere percorsi formativi ed educativi che li portino verso un più sereno approccio alle nuove professioni all’orizzonte, alcune delle quali non siamo nemmeno in grado di immaginare. Ecco perché è importantissimo insegnare loro i concetti e le pratiche dell’imprenditorialità, come ad esempio sta proponendo da oltre 100 anni a livello globale Junior Achievement Worldwide e, nel nostro Paese, Junior Achievement Italia. Se altre nazioni europee (Paesi scandinavi, Germania, Olanda, UK, …) e molti Stati nel resto del mondo hanno inserito da tempo l’Educazione all’Imprenditorialità nei curricoli scolastici, un motivo ci dovrà pur essere.»
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