“Tutelare habitat marini e verificare struttura geologica del fondale”
“E’ necessaria un’attenta valutazione degli impatti sulla Posidonia oceanica, la cui presenza, a largo delle coste di Meledugno, è stata confermata dalle indagini condotte dalla stessa TAP AG, contrariamente a quanto riportato nelle cartografie e negli studi di monitoraggio a cui si è fatto riferimento per il rilascio della VIA nel 2014”.
“Come si evince dai dati riportati negli elaborati presentati dalla stessa società, l’esistenza della Posidonia lungo la costa di San Foca è innegabile. Gli elaborati – spiega Trevisi – riportano che probabilmente la pianta è presente sul substrato a profondità inferiori rispetto a quelle indagate e che le piccole chiazze residuali siano indicazione dello stato di regressione della Posidonia, probabilmente presente anche nel fondale circostante. Presenza della Posidonia confermata anche dal fatto che la realizzazione del microtunnel, come più volte ribadito dalla stessa società, è volta proprio ad evitare interferenze con l’habitat stesso. Inoltre, bisogna considerare che nel corso della fase di costruzione dell’exit point del microtunnel, la risospensione di sedimenti e gli scarichi inquinanti delle navi produrranno un’alterazione fisica del fondale, un aumento della torbidità e il rilascio di sostanze contaminanti. Tutti questi fattori, anche se valutati dalla società TAP “di carattere locale, di durata temporanea e di bassa intensità”, considerati complessivamente potrebbero generare un impatto cumulativo rilevante nella zona interessata, tanto da compromettere la conservazione e accelerare la regressione dell’habitat. Pertanto – aggiunge il consigliere componente della Commissione Ambiente – è necessaria un’attenta valutazione degli impatti sulla Posidonia per assicurare idonee misure a salvaguardia dell’ambiente e conformi agli indirizzi di tutela previsti dalla Direttiva Habitat, per garantire il mantenimento o il ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente dell’habitat “Praterie di Posidonie”, visto lo stato di regressione in cui versa. Infine – conclude – riteniamo importante tener conto anche della natura dei fondali che, presentando una stratigrafica di tipo sabbioso caratterizzata in particolare da sedimenti “cedevoli e deformabili” depositati nei millenni, i quali non consentirebbero un adeguato sostegno di opere come i gasdotti.”
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