Taranto

Taranto, “Il Comune sostiene la protesta sindacale e chiede di partecipare ai tavoli presso il Mise”

Lo afferma Melucci

TARANTO – Nella procedura di cessione di Ilva non c’è dubbio che siamo ad un passaggio cruciale, se non vogliamo replicare i difetti dell’insediamento dei Riva, che abbiamo tutti pagato a carissimo prezzo, non possiamo consentire sbavature e nemmeno divisioni. Sicuramente non possiamo dimenticare che trattasi di una transizione condotta dal pubblico, non tra semplici privati, motivo per cui resta grande la responsabilità del Collegio Commissariale. I ruoli vanno definiti qui ed ora.

Da Sindaco, dopo aver stigmatizzato una certa superficialità di approccio al piano ambientale, sulla scorta di quanto trapela in queste ore devo richiamare alle Parti altri due nodi fondamentali: primo, gli esuberi, per altro annunciati, ma intorno alla gestione dei quali c’è ancora troppa nebbia, e la notizia sull’applicazione del Job Act per gli addetti restanti non contribuisce a tranquillizzare le trattative; secondo, le stesse modalità di trasferimento dei complessi aziendali ad Am Investco Italy, nelle quali non trova appropriato spazio la voce della Comunità e del Comune di Taranto, soggetti inspiegabilmente assenti dai tavoli del Mise e ancora in gran parte tenuti all’oscuro del vero piano industriale, che peserà sul futuro di tutti noi, in un modo o nell’altro.

Il Governo ha sempre, giustamente, considerato l’Ilva un fulcro delle proprie politiche industriali. L’acciaio, lo sappiamo, è settore strategico, a volte persino con ricadute di carattere geopolitico. E Taranto ha risposto al Paese, finora, con struggente senso del dovere, a costo di generazioni di cittadini compromessi nella salute, nella qualità della vita, nelle prospettive socio-economiche.

Se si conviene su questo punto, si ha il diritto di esigere dal Governo, dai Commissari e dalla Newco comportamenti che vadano in tutt’altra direzione da quella appena mostrata. Come, per altro, sembra a tratti avvenire nei confronti di Genova.

Non è con l’azzeramento dei diritti acquisiti nel tempo dai lavoratori o con generiche rassicurazioni a mezzo stampa, nemmeno escludendo le Istituzioni locali che si raggiungerà il successo di una operazione così complessa. Tutte riflessioni rivolte nella giornata di domenica al Ministro Calenda.

Il Governo ha dimostrato di tenere al futuro di Taranto, perciò mai come oggi deve far sentire al tavolo delle trattative tutto il suo peso e tutta la sua autorevolezza, proprio perché da anni va asserendo che in questa partita i diritti della salute, dell’ambiente e del lavoro devono coesistere e trovare pari dignità.

Non si tratta di imporre condizioni all’imprenditore, ma di far pesare la specificità di una crisi industriale e sistemica ben lungi dall’essere superata.

Ritengo, insieme a tanti altri esperti che si sono già espressi, che il piano ambientale approvato lasci molti dubbi in merito alla qualità delle soluzioni proposte e ai tempi di intervento. Lo abbiamo detto e lo ribadiamo perché non vorremmo che a queste preoccupazioni si aggiungesse un eccessivo depauperamento della forza lavoro e la mortificazione dei lavoratori e delle loro famiglie.

Dobbiamo necessariamente restare tutti costruttivi e rispettosi degli sforzi delle Istituzioni, ma quella sopra esposta è la linea da ribadire al Governo e mi auguro che già l’incontro di lunedì al Mise segni una schiarita e una svolta decisiva rispetto a quanto assistito negli ultimi giorni.

Nel frattempo, l’Amministrazione resterà vicina alle istanze sindacali.

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