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Taranto: domenica 19 settembre è la Giornata Nazionale delle offerte per il sostentamento dei sacerdoti

Tra i 33mila diocesani segnaliamo in Puglia Don Antonio Panico, in prima linea nella terra dell’ex Ilva per la tutela dell’ambiente

TARANTO – Un grazie per il dono dei sacerdoti in mezzo a noi, questo il significato profondo delle offerte deducibili. Torna domenica 19 settembre la Giornata nazionale delle Offerte per il sostentamento del clero diocesano, giunta quest’anno alla XXXIII edizione e celebrata in tutte le 26 mila parrocchie italiane.

La Giornata nazionale delle Offerte è una domenica di sensibilizzazione che richiama l’attenzione sulla missione dei sacerdoti, sulla loro opera e sulle offerte che sono dedicate al loro sostentamento.

La Giornata Nazionale non è solo una domenica di gratitudine nei confronti dei sacerdoti ma è un’occasione per far comprendere ai fedeli quanto conta il loro contributo. Il sacerdote è un riferimento al nostro fianco che per svolgere il proprio compito ha bisogno di sostegno e supporto per vivere una vita decorosa. – sottolinea il responsabile del Servizio Promozione per il sostegno economico alla Chiesa cattolica, Massimo Monzio Compagnoni – Le offerte rappresentano il segno concreto dell’appartenenza ad una stessa comunità di fedeli e costituiscono un mezzo per sostenere concretamente tutti i sacerdoti, dal più lontano al nostro. Tanto più in questo anno e mezzo segnato dal Covid, in cui da mesi i preti diocesani continuano a tenere unite le comunità provate dalla pandemia, promuovono progetti anti-crisi per famiglie, anziani e giovani in cerca di occupazione, incoraggiano i più soli e non smettono di servire il numero crescente di nuovi poveri”.

Nonostante siano state istituite nel 1984, a seguito della revisione concordataria, le offerte deducibili sono ancora poco comprese ed utilizzate dai fedeli che ritengono sufficiente l’obolo domenicale; in molte parrocchie, però, questo non basta a garantire al parroco il necessario per il proprio fabbisogno. Da qui l’importanza di uno strumento che permette a ogni persona di contribuire, secondo un principio di corresponsabilità, al sostentamento di tutti i sacerdoti diocesani e che rappresenta un segno di appartenenza e comunione.

L’importanza di questa unione è sottolineata anche dal nuovo nome attribuito alle offerte che da Insieme ai sacerdoti diventano Uniti nel dono (www.unitineldono.it) per mettere, ancor più, in evidenza il principio di reciprocità e condivisione che rende forti le comunità parrocchiali e il valore della comunità stretta intorno al proprio parroco.

I nostri sacerdoti hanno bisogno della vicinanza e dell’affetto delle comunità. – aggiunge Monzio Compagnoni – Oggi più che mai ci spingono a vivere il Vangelo affrontando le difficoltà con fede e generosità, rispondendo all’emergenza con la dedizione”.

Riflettori puntati sul rapporto tra ecologia ed economia, tra ambiente e lavoro, tra crisi ambientale e sociale. Sono questi alcuni dei temi che saranno dibattuti nel corso della 49° Settimana sociale “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro e futuro. #tuttoèconnesso”, in programma a Taranto dal 21 al 24 ottobre 2021, che rappresenterà un’occasione straordinaria per una riflessione sulle problematiche ambientali e sociali, amplificate dal diffondersi del virus. “La Chiesa non vuole imporre soluzioni tecniche – sottolinea Don Antonio Panico – ma è promotrice di un tessuto sociale che abbia cura degli ultimi”.

Vicario episcopale per i problemi sociali e la salvaguardia del creato dell’arcidiocesi di Taranto, professore associato di Sociologia generale presso la LUMSA e Direttore della sede di Taranto della stessa Università, don Antonio Panico, 53 anni, è uno dei pochissimi preti in Italia con una trentennale esperienza sociale e cultura ambientalista. In virtù di questa specifica formazione l’arcivescovo di Taranto S.E. Filippo Santoro lo ha voluto tra i suoi più stretti collaboratori per la creazione di un Vicariato “ad hoc” per l’ambiente, all’indomani del clamoroso sequestro “senza facoltà d’uso” degli impianti dello stabilimento Ilva, il più grande polo siderurgico d’Europa.

Nell’estate del 2012 – racconta il sacerdote a Sovvenire, il trimestrale d’informazione del Servizio Promozione Cei – ci trovammo a prendere posizione sulla frattura che si era creata in città, divisa tra diritto al lavoro e diritto alla vita. Capimmo che dovevamo avviare un dialogo fra tutti gli attori su questo aspetto: dovevamo impegnarci per una ricomposizione fra chi tendeva a salvaguardare il lavoro e chi, soprattutto figli e mogli di operai morti per le esalazioni respirate, era deciso a far prevalere l’idea che nessuno più dovesse morire per andare a lavorare. A questi si aggiungeva il grido di dolore dei genitori dei bambini che si erano gravemente ammalati perché dolorosamente toccati da malattie causate dall’inquinamento”.

Fin dal seminario, alla fine degli anni ’80, Don Antonio era stato incoraggiato da Don Tonino Bello, come lui stesso ricorda con commozione, “ad unire l’amore per lo studio alla passione per le persone e per il creato”. Sotto la guida dell’arcivescovo Santoro, con don Antonio la Chiesa tarantina è riuscita in questi anni ad avviare un tavolo di dialogo sull’ex Ilva con il governo nazionale, le autorità locali, gli esponenti del mondo della sanità e ambientalista. Ma si è anche attivata nel campo dell’educazione ambientale nelle scuole e della produzione culturale e scientifica con la creazione della Commissione diocesana per la Custodia del Creato, costituita da esperti che promuovono, tra le altre cose, lo sviluppo dell’acciaio verde, già prodotto in Germania e altrove, con la speranza che possa divenire presto realtà anche a Taranto.

La situazione oggi resta incerta – prosegue don Antonio – sia sulla conversione degli impianti sia sul versante occupazionale. È proprio l’indeterminatezza della proprietà a non lasciare margine all’ottimismo: poco o nulla è stato fatto, il problema della salute in questo momento è in sospeso perché con la pandemia si produce meno e ci sono meno emissioni. Di questo siamo lieti, ma se e quando aumenterà la produzione, gli impianti risulteranno obsoleti ed inquineranno in modo incompatibile con la salute dei tarantini. La Chiesa non vuole imporre soluzioni tecniche, ma è promotrice di un tessuto sociale che abbia cura degli ultimi, e a Taranto la promozione umana non può che passare doverosamente dalle questioni che riguardano l’acciaieria. Come cristiani dobbiamo esser presenti in questo dibattito con competenza: siamo consapevoli che devono essere le istituzioni a prendere decisioni, certamente non dobbiamo invadere campi, ma le cose le sappiamo e dobbiamo farle conoscere: vogliamo essere di supporto in base al principio della sussidiarietà applicata”.

L’inversione di marcia passa anche dal coinvolgimento dei giovani. Da questa considerazione sono nati i progetti di educazione alla salvaguardia del creato, avviati in tante scuole della diocesi con un concorso di grande successo, giunto alla sesta edizione, con un crescente numero di partecipanti. “Si tratta di un progetto che ci rincuora e ci entusiasma – conclude Don Antonio – la dimostrazione che per andare lontano è assolutamente indispensabile affidarci ai giovani”.

La Giornata Nazionale sarà organizzata in collaborazione con Azione Cattolica e Avvenire, uniti nella promozione di valori comuni alla base del sostentamento dei sacerdoti. Domenica 19 infatti in tutte le edicole sarà possibile trovare, allegato al quotidiano, uno speciale interamente dedicato alla Giornata e diffuso sul territorio grazie alla partecipazione attiva dei gruppi di Azione Cattolica. Ma non solo. La Giornata aprirà un periodo dedicato al sostentamento del clero supportato anche dalla programmazione di TV2000 che, tra le varie iniziative, ospiterà anche una “maratona” in tv durante la giornata del 27 Settembre: presenti ospiti istituzionali, testimonial e storie dalle nostre comunità parrocchiali.

In occasione della Giornata del 19 settembre in ogni parrocchia i fedeli troveranno locandine e materiale informativo per le donazioni.

Destinate all’Istituto Centrale Sostentamento Clero, le offerte permettono, dunque, di garantire, in modo omogeneo in tutto il territorio italiano, il sostegno dell’attività pastorale dei sacerdoti diocesani. Infatti da oltre 30 anni questi non ricevono più uno stipendio dallo Stato, ed è responsabilità di ogni fedele partecipare al loro sostentamento.

Le offerte raggiungono circa 33.000 sacerdoti al servizio delle 227 diocesi italiane e, tra questi, anche 300 sacerdoti diocesani impegnati in missioni nei Paesi del Terzo Mondo e 3.000 sacerdoti, ormai anziani o malati, dopo una vita spesa al servizio agli altri e del Vangelo.

L’importo complessivo delle offerte nel 2020 si è attestato sopra gli 8,7 milioni di euro rispetto ai 7,8 milioni del 2019. È una cifra ancora lontana dal fabbisogno complessivo annuo che, nel 2020, è ammontato a 529,9 milioni di euro lordi, ma testimonia il desiderio di ripartire e di partecipare attivamente alla vita della Chiesa.

Il dato 2020 è di oltre 109 mila offerte: un riconoscimento da parte dei fedeli al grande impegno profuso dai sacerdoti nel difficile anno della pandemia.

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