Oggi, con l’assoluzione, ne è stata nuovamente disposta la scarcerazione. Secondo la Dda di Bari Nasiri era “componente di una cellula terroristica” per aver “partecipato ad appostamenti allo scopo di porre in essere un attentato terroristico”. I sospetti si basavano su video e foto trovati nel suo telefono e in quelli dei suoi presunti sodali latitanti: uno girato nel centro commerciale Ipercoop di Santa Caterina a Bari il 16 dicembre 2015, altri a Londra e Roma in piazze e hotel di lusso. Poi foto del centro di Bari, vicino all’Università, che riprendevano auto delle forze dell’ordine e anche una foto con il sindaco di Bari, Antonio Decaro, durante la “Marcia degli Scalzi” del 10 settembre 2015, oltre a immagini di armi e mezzi militari.
A sostegno dell’accusa c’era anche materiale ritenuto propagandistico dell’ideologia terroristica, come canti islamici che avrebbero avuto finalità di auto-addestramento. La difesa, composta dagli avvocati Vittorio Platì e Michele Santino, ha spiegato che l’arma che Nasiri imbracciava in una foto era un giocattolo, che l’unico canto islamico trovato in suo possesso era una canzone popolare e che non c’è prova di contatti con associazioni terroristiche né che gli appostamenti documentati fossero propedeutici ad attentati.
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