Le indagini hanno permesso di ricostruire che, dal 2011 al 2013, “al fine di ottenere i titoli gratuiti dall’Agea – spiegano i militari – e creare i presupposti di fatto e di diritto per percepire contributi pubblici comunitari”, gli indagati avrebbero “simulato l’avvio di una nuova attività agricola, di fatto fittizia, dichiarando falsamente di coltivare i terreni”. Nel 2014 e nel 2017, poi, gli stessi “titoli” sarebbero stati ceduti ad altri due agricoltori, a conoscenza della loro “tossicità”, e utilizzati da questi ultimi per ricevere i contributi dall’Agea.
Fra i denunciati, spiega ancora l’Ansa, c’è anche il responsabile di un Centro assistenza agricola che aveva gestito i fascicoli aziendali e trasmesso le domande di aiuto all’Agea. Gli indagati sono stati anche segnalati alla Corte dei Conti di Bari per il presunto danno erariale, nonché all’Agea per la sospensione di ulteriori erogazioni e per il recupero dell’illecito percepito.
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