Le dichiarazioni di Pietro Buongiorno
FOGGIA – “Un plauso alle istituzioni che, con l’operazione “Law & Humanity”, stanno dando un segnale di presenza forte e concreto continuando lo smantellamento delle baracche abusive a Borgo Mezzanone. Ma serve una sinergia di attori per fronteggiare il fenomeno caporalato: bisogna offrire soluzioni efficaci per l’intermediazione del lavoro, andando a perseguire le aziende che continuano a rivolgersi ai caporali“.
Così il Segretario Generale Uila Puglia, Pietro Buongiorno commenta le operazioni di sgombero della ex “pista” dell’aeroporto militare, adiacente al Cara di Foggia.
“Se i migranti, anche regolari, continuano a rifiutare le proposte di un alloggio sicuro offerto, che sia nei centri offerti dalla Caritas o nei moduli abitativi messi a disposizione dalla Regione, lo si deve ancora alla presenza solida dei caporali in quelle zone che continuano a dettar legge sul mercato del lavoro agricolo nel territorio“.
Il Segretario Buongiorno lancia una invettiva anche contro la parte datoriale: “In Italia il caporalato è ancora presente in maniera importante: gli ultimi dati presentati dall’Ispettorato del Lavoro confermano, purtroppo, un aumento delle irregolarità sul fronte caporalato in agricoltura. Dei 1.474 lavoratori interessati dalle operazioni di contrasto al caporalato, circa il 46% sono risultati in nero (673) e circa il 74% impiegati nel settore agricolo (496). Di questi lavoratori in nero vittime di sfruttamento 157sono gli stranieri privi di regolare permesso di soggiorno, 130 solo in agricoltura“.
Buongiorno continua ad analizzare i dati sul lavoro nero: “Il lavoro nero, nonostante gli interventi legislativi, è ancora una prassi consolidata che, purtroppo, continua a crescere nel comparto agricolo. Si parla di un incremento del 4% delle irregolarità: in agricoltura sono stati fatte 7.160 ispezioni che hanno permesso di registrare un tasso di irregolarità di circa il 54%, superiore di 4 punti percentuali rispetto al 2017 (50%). Dei 5.114 lavoratori irregolari registrati in Italia, 3.3490 sono risultati in nero (65,5%) e, tra questi, 263 sono cittadini extracomunitari privi di permessi di soggiorno, e quindi con posizioni non regolarizzabili”. Poi chiosa: “Io mi domando quindi, ma se i migranti si rifiutano di lasciare le tendopoli per essere contattati dai caporali, bisogna chiedersi: ‘in quali aziende prestano la propria attività?’. Solo perseguendo le aziende scorrette in maniera efficace, oltre che togliere ai caporali la gestione dell’intermediazione della manodopera, potremo dare slancio al settore dando risposte serie alle migliaia di lavoratori che tutti gli anni sono vittime dei caporali oltre che salvaguardare le imprese sane che danno lustro al nostro Made in Italy attraverso il lavoro regolare“.
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