L’esposizione si potrà visitare a Palazzo delle Arti Beltrani a Trani (BT) sino al 30 gennaio 2022
TRANI – Ancora pochi giorni per visitare “Doppiorizzonte”, la personale del pittore Pietro Capogrosso a Palazzo delle Arti Beltrani a Trani (BT), già sede della Pinacoteca Ivo Scaringi e centro culturale polifunzionale della città. Inaugurata lo scorso 4 dicembre, l’esposizione sarà aperta sino a domenica 30 gennaio 2022. Sarà possibile prenotarsi per il viaggio immersivo nelle opere dell’artista tranese al seguente link: https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSf2Ey4hAxWn339h0YzTXDj2rqk1tRhEhvywS6-T0afIkB0kiw/viewform
La mostra, organizzata dall’Associazione Delle Arti in collaborazione con il Palazzo delle Arti Beltrani con il patrocinio della città di Trani e dell’Accademia delle Belle Arti di Roma, presenta una serie di dipinti recenti e inediti, eseguiti nel corso del 2020, prima e durante la pandemia, integrata da una selezione di tele che testimoniano un’esperienza di nuova pittura che sin dagli anni ’90 ha suscitato l’attenzione della critica in Italia e all’estero.
Pietro Capogrosso (nato a Trani nel 1967) vive ora a Barcellona ed è titolare di cattedra di Disegno presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. Da Milano, dove ha vissuto sino al 2015 prima studiando e poi insegnando all’Accademia di Brera, si è affermato con un percorso di mostre e di ricerche anche con soggiorni in Corea del Sud e a Mosca. Nel testo per il catalogo di “Doppiorizzonte”, realizzato col sostegno dell’Accademia di Roma (De Luca Editori), il curatore della mostra Pietro Marino delinea tutti i passaggi storici tra la figurazione e l’astrazione che hanno condotto l’artista a inventare un mondo di immagini – come lui stesso le definisce – sempre più «diafane, immateriali, rarefatte, monocrome». Ma sempre nutrite dai ricordi della sua infanzia e dalla luce della sua terra. È questo il “doppio orizzonte” che segna il ritorno di Capogrosso nella sua città natale, con una mostra molto attesa dopo diversi rinvii dovuti alle restrizioni imposte dalle norme anti contagio.
La mostra sarà visitabile sino al 30 gennaio 2022 tutti i giorni, dal martedì alla domenica, ad esclusione del lunedì, dalle ore 10:00 alle 18:00.
Per l’ingresso è fortemente consigliata la prenotazione al seguente link:
https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSf2Ey4hAxWn339h0YzTXDj2rqk1tRhEhvywS6-T0afIkB0kiw/viewform
Oppure telefonando al numero 0883500044 o mandando una e-mail a info@palazzodelleartibeltrani.it
È necessario inoltre essere in possesso del Green pass rafforzato, come da attuale normativa anti-Covid in vigore, e muniti obbligatoriamente di mascherine FFP2.
È possibile acquistare i biglietti direttamente presso il botteghino del Palazzo delle Arti Beltrani.
Ingressi: 8,00 euro ticket intero; 5,00 euro ticket ridotto over 65, docenti, minori, studenti, associazioni convenzionate.
Nel biglietto di ingresso è inclusa la visita alle collezioni della Pinacoteca Ivo Scaringi.
Bio Pietro Capogrosso
Nato a Trani (BT) nel 1967, ha frequentato i corsi di pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera dove si è diplomato nel 1990. Dal 1990 al 2015 ha insegnato Anatomia Artistica e Disegno presso la stessa accademia. Dal 2015 insegna Disegno e Pittura presso l’Accademia delle Belle Arti di Roma.
Capogrosso Inizia gli studi all’Istituto d’Arte di Corato nel campo dell’ebanisteria applicata, secondo la tradizione fiorente del sud d’Italia che vedeva a cavallo tra sei e settecento importanti pittori cimentarsi con questa arte. Perfeziona poi i suoi studi all’Accademia di Brera a Milano, a contatto con un ambiente severamente formativo quanto aperto a dialoghi contemporanei internazionali.
Da un lato è immerso nella tradizione pittorica discendente dal naturalismo lombardo, intrisa di luce e tonalità, propedeutica alla stagione materico-spaziale del secondo dopoguerra. Dall’altro è interessato dalla grande esperienza di colore che apprende dal pittore Saverio Terruso, che ha attuato una ricerca cromatico-spaziale di chiara impostazione mediterranea, in felice dialogo con quella più squisitamente lombarda. L’interesse verso la disciplina della pittura portano Capogrosso alla scuola anatomica di Franco Fizzotti e Davide Benati, incisore il primo e pittore acquarellista il secondo, entrambi attenti cultori della materia pittorica che trasmettono all’artista pugliese le conoscenze dei passaggi cromatici e delle velature e del segno in relazione allo studio anatomico con un taglio squisitamente intellettuale, approcciando la materia pratica con un solido supporto letterario.
Importante è anche la scuola di incisione frequentata con il valente Luigi Fersini dove approfondisce le istanze della tradizione pittorico-signica che risale a Previati.
Insieme a queste esperienze formative rigorose e tradizionali, la pittura di Capogrosso viene anche a contatto con temperie di carattere concettuale, grazie alla frequentazione della scuola di Luciano Fabro.
L’astrattismo nelle varie accezioni, è studiato profondamente da Capogrosso con Claudio Cerritelli, tra i maggiori interpreti critici di questi linguaggi.
Grazie a questo iter formativo improntato allo studio della pittura, Capogrosso viene integrato giovanissimo nella docenza alla medesima Accademia di Brera, proprio in quella scuola di anatomia artistica che è propedeutica e complementare allo studio della pittura.
Contemporaneamente egli inizia la professione artistica nella Milano degli anni ’90, affermandosi tra i giovani pittori che traghettano l’esperienza pittorica verso un dialogo con istanze più nordiche, ripercorrendo le strade degli antichi maestri lombardi. Subito è notato da rilevanti figure di critici e curatori attenti alla pittura che lo inseriscono in mostre importanti e rassegne specifiche. In questo periodo, apre anche uno studio a Trani, sua città natale, iniziando un intenso studio della campitura ad olio attraverso i passaggi tonali di luci e piani di colore che si sovrappongono, ispirati dalla luce ma soprattutto dalla piattezza del mare Adriatico.
Durante un soggiorno in Corea, poi, perfezionerà la tecnica su carta di matrice orientale, ma scopre anche una nuova profondità spaziale e l’uso delle textures, importando così istanze pittoriche della pittura California, molto presente nelle cultura pittorica di quel paese orientale. Per piacevoli motivi familiari lascia Milano e trasferisce il suo studio a Mosca, capitale internazionale dell’arte ma anche luogo di conservazione di numerosi dipinti. Inizia un nuovo periodo di studio intorno alla materia della pittura, forzato anche dal rigido inverno moscovita. Lo studio del colore e della trama pittorica si fa sempre più intenso.
Dopo un lustro passato in Russia, rimette ancora in discussione se stesso e si trasferisce a Roma.
Va ad abitare, in una particolare zona da cui riesce a vedere porzioni di cielo uniche con cromatismi accesi. Gli stessi che i pittori del passato venivano a studiare. Questi diventano fonte di meditazione per la sua attuale ricerca pittorica che si articola sulla sovrapposizione di piani e sulla sorpresa del segno, una cifra nuova che diventa performance nel quadro. Riporta sulla tela la teatralità della città eterna fatta di intimità che divengono improvvisamente cosmiche.
Sempre a Roma inizia uno studio sulla memoria di pittori italiani del secondo dopoguerra, raccogliendo dai pochi testimoni rimasti racconti di vita e di bottega, patrimonio inestimabile che aspetta solo di essere tramandato.
Vive e lavora oltre che a Roma e a Trani, per un periodo dell’anno, a Barcellona in una temperie internazionale, crocevia di culture e di scambi.
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